Cosa ha insegnato la pandemia ai nostri giovani?

Dalla conquista della resilienza, alla scoperta del sentirsi membri di una comunità fino ad arrivare a comprendere la necessità di una disciplina di fronte all’imminenza di un pericolo comune

Si è parlato e si continua a discutere delle conseguenze negative che la pandemia, a causa dell’isolamento e dello stravolgimento della quotidianità ha lasciato addosso a molti adolescenti: aumento di disturbi da stress, depressione, atti di autolesionismo e persino di suicidi. Una situazione di certo allarmante che non deve essere trascurata.

Fortunatamente, però, accanto a tanto dolore, questo difficile e lungo periodo ci ha anche insegnato qualcosa di “buono”: secondo una recente ricerca americana, ha fatto emergere nella popolazione un senso di solidarietà e di attenzione verso il prossimo che forse avevamo dimenticato.

E ai giovani? Che cosa ha insegnato loro la pandemia?

Secondo un articolo del Corriere della Sera, a firma di Guido Tonelli, sicuramente, a molti di loro, ha insegnato la resilienza

Mi piacerebbe si parlasse anche di loro– propone il giornalista-  di quelli che, in questo periodo così difficile, sono riusciti a trovare qualcosa che li ha resi più forti”.

Hanno seguito con difficoltà le lezioni a distanza… ma molti di loro, come Giuliano 9 anni ed Elena 12, nipotini di Tonelli, non hanno disprezzato la dad. Certo avrebbero preferito ascoltare l’insegnante in classe assieme ai loro compagni, di cui inevitabilmente molti studenti hanno provato nostalgia, ma proprio come “Elena e Giuliano, con grande consapevolezza – si legge sul Corriere della Sera–  la vedevano come uno strumento che permetteva loro di continuare il lavoro scolastico. Certamente non era agevole e non si poteva paragonare all’andare in classe. Ma intanto avevano capito che non era il mezzo tecnico a fare la differenza” quanto chi trasmetteva loro conoscenza e gli permetteva di imparare.

Hanno trascorso più tempo con i propri genitori… mai così tanto…  giocando, parlando e scherzando…

Infine, la cosa forse più importante… Giuliano ed Elena hanno appreso, scrive Tonelli: “Cosa significa essere membri di una comunità. Quando i loro genitori andavano a fare la spesa per gli anziani del palazzo. O quando accettavano di buon grado le regole di protezione, come le mascherine. Hanno capito quello che neanche mille lezioni di educazione civica riusciranno mai a insegnare. Che quando la comunità corre un pericolo, si dà una disciplina. E ognuno deve comportarsi in maniera da non fare danno a sé e agli altri. Che bisogna essere responsabili, e che si devono accettare sacrifici per salvaguardare il bene comune”.

E come loro siamo certi l’abbiano appreso anche tanti altri bambini…