Disturbi del comportamento alimentare impennata di casi durante il lokdown

Secondo il Ministero della Salute, da gennaio a giugno 2020 i nuovi casi sono stati ben 230.458, il 41% in più, rispetto allo stesso periodo del 2019

Mangiare troppo, oppure troppo poco, alimentarsi in maniera compulsiva fino a stare male, sono solo alcuni dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) che coinvolgono sempre più spesso i giovanissimi e la pandemia di certo non aiuta.

Secondo il Ministero della Salute, da gennaio a giugno 2020 i nuovi casi sono stati ben 230.458, il 41% in più, si legge sul Corriere della Sera, rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma quel che è peggio è che si è abbassata, nell’ultimo anno, anche l’età dei minori vittime di questi disturbi: “Stiamo ricevendo sempre più richieste di pazienti tra i 12 e i 16 anni” sottolinea Patrizia Todisco, responsabile dell’unità di riabilitazione psico-nutrizionale per i disturbi alimentari di Villa Margherita, vicino Vicenza.

L’ansia, lo stress dovuto all’isolamento e al lockdown, misure necessarie a contenere l’impennata del virus, hanno portato con sé anche un aumento dei casi di DCA non solo tra le ragazze, anche i minori di sesso maschile ne sono stati sempre più coinvolti: “Circa il 20% di coloro che si rivolgono a noi sono maschi – spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, direttrice della rete del centro per i disturbi del comportamento alimentare della Usl Umbria 1, così come riportato dalla Nazione-Carlino-Giorno– in particolare della fascia 12-17 anni”.

Il Veneto, così come l’Umbria e l’Emilia-Romagna. Il fenomeno è generalizzato. Anche Duccio Maria Cordelli, direttore Uo neuropsichiatria dell’età pediatrica al S.Orsola di Bologna, parla sul quotidiano di un’intensificazione dei casi del 20-25% durante la pandemia, percentuale che cresce fino al 50% prendendo in esame la fascia dei minori di 13 anni.

Il problema – spiega Patrizia Todisco sul Corriere della Sera– è che, chi è affetto da Dca ha già di per sé, un accentuato bisogno di controllo e l’isolamento causato dall’epidemia l’ha aggravato”.

La malattia come rifugio quindi, per trovare “conforto” nel fatto che, in una situazione profondamente incerta, almeno il peso del proprio corpo, possa essere controllato. A questo occorre poi aggiungere l’impossibilità di fare esercizio fisico e la conseguente paura di ingrassare come, anche, spiega la Todisco: “la prolungata convivenza con i familiari che ha accresciuto le difficoltà interpersonali”. Spesso, infatti, ai DCA si associano disturbi psichiatrici come ansia, depressione e disturbi ossessivo compulsivi.

Intercettare precocemente il problema è fondamentale

Esistono segnali più subdoli, ancor prima della perdita di peso che i genitori non dovrebbero sottovalutare – spiega Cordelli sulla Nazione-Carlino-Giorno- se il bambino o l’adolescente si isola, cominciando a rifiutare la tavola come momento conviviale della famiglia e tende a consumare i pasti da solo è opportuno indagare e confrontarsi subito con il pediatra o uno specialista”.