Giocare con le bambole, soprattutto oggi, fa un gran bene alle nostre figlie

Lo studio dei neuroscienziati dell’Università di Cardiff lo conferma: si sviluppa l’empatia

Oggi, in un’epoca in cui bambine e bambini sono immersi nei videogiochi, nelle app, catturati dagli schermi degli smartphone, tornare a giocare con le bambole fa un gran bene. Secondo i neuroscienziati dell’Università di Cardiff, infatti, giocare con le bambole aiuterebbe tutti i bambini a sviluppare elementi fondamentali quali l’empatia e la capacità di elaborazione delle informazioni sociali. Lo riporta anche il sito web de Il Sole 24 Ore. Un’ipotesi confermata da Maria Rita Parsi psicologa e psicoterapeuta, attuale componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e presidente della Fondazione Movimento Bambino Onlus, per cui i bambini che attraversano questa esperienza, attraverso la stessa svilupperanno una maggiore empatia che gli aiuterà “a completare l’intero percorso di studi universitari e ad avere un ventaglio di opzioni maggiore dal punto di vista professionale. In particolare, i bambini più empatici possono contrastare meglio fenomeni come il bullismo e farsi promotori della soluzione di eventuali contrasti con gli altri o conflitti interiori”.

Giocare con le bambole fa bene e aiuta a sviluppare empatia

“Lo studio – spiega Il Sole ha utilizzato per la prima volta il neuroimaging, la tecnologia che permette di studiare come si comporta il cervello in determinate situazioni, per analizzare gli effetti del gioco con le bambole, anche quando si gioca da soli. Attraverso il monitoraggio dell’attività del cervello effettuato su 33 bambini tra i 4 e gli 8 anni che giocavano con una varietà di bambole Barbie, è stato rilevato che il solco temporale superiore (pSTS), ovvero una regione del cervello associata all’elaborazione delle informazioni sociali come l’empatia, si attivasse anche quando i bambini giocavano da soli. I benefici del gioco individuale con le bambole si sono dimostrati gli stessi sia per i bambini che per le bambine.(…) I dati dello studio hanno rivelato che quando i bambini giocavano con le bambole da soli, il loro pSTS si attivava proprio come nel gioco in compagnia. Mentre lasciando giocare i bambini per conto proprio sul tablet, la suddetta zona cerebrale mostrava un’attivazione di gran lunga inferiore, sebbene i giochi prevedessero un elemento creativo rilevante”.

Secondo la dottoressa Sarah Gerson del Centro di scienze per lo sviluppo umano dell’Università di Cardiff, “questi dati sono una vera rivelazione. Attiviamo quest’area del cervello quando pensiamo ad altre persone, ed in particolare a ciò che pensano o che provano. Le bambole incoraggiano i bambini a creare i loro piccoli mondi immaginari, a differenza di quanto facciano i giochi di risoluzione dei problemi o le costruzioni.”

Maurizio Cutrino, direttore di Assogiocattoli, sostiene invece che “l’importante studio realizzato dimostra e conferma quanto Assogiocattoli sostiene da sempre. Giocare è quanto di più istintivo esista al mondo e questo progetto lo esprime in maniera chiara e diretta, dimostrando una volta in più il contributo del gioco nello sviluppo e nella formazione psico-fisica del bambino. Il gioco è: soluzione creativa dei problemi, empatia, comportamento partecipativo, pensiero logico, relazione con altri individui e molto altro”.

Per approfondire l’argomento è possibile contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori allo 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it per fissare un incontro