Post lockdown. Le conseguenze per giovani e adolescenti: dalla “sindrome della capanna” all'”antropofobia”

Per superare la paura dell’altro può servire l’aiuto di uno specialista, per stipulare un intervento mirato

Il lockdown si è rivelato una prova durissima per le famiglie italiane. Ma, soprattutto, per giovani e adolescenti. I quali sono stati spesso colpiti dalla “sindrome della capanna“, vale a dire dalla tendenza, una volta finita la serrata generale, a continuare a voler stare chiusi in casa. Simone Delia è un giovane psicologo che, durante i momenti più difficili, ha aiutato questi ragazzi e le loro famiglie a non sprofondare nella solitudine, con un supporto telefonico.

“Il lavoro di sostegno psicologico telefonico – spiega intervistato dal Quotidiano del Sud è stato fondamentale per aiutare tutta quella parte di popolazione che si è trovata a modificare la propria vita. (…) questo è stato un aspetto decisivo visto che i sintomi di depressione, ansia, attacchi di panico sono aumentati considerevolmente. L’isolamento sociale ha influito molto su quella parte di popolazione che viveva in situazioni precarie, in abitazioni non molto adempienti o che hanno perso il lavoro durante il lockdown, sconvolgendo il vivere quotidiano, causando importanti momenti di sconforto”. Sconforto che, però, ha colpito anche giovani e giovanissimi. Isolati dal resto del mondo e, soprattutto, dal “loro mondo”. Un mondo fatto di scuola, amici, compagnie.

“Gli effetti causati dal post lockdown includono tutti quei disturbi psicologici che includono malessere, insonnia, ansia, stress, rabbia, irritabilità, sfinimento emotivo, depressione e sindrome da stress post-traumatico”. Tra i disturbi aumentati anche l'”antropofobia”. “La si può definire – prosegue lo psicologo – come il timore angoscioso provato durante l’esposizione a una folla o anche a un singolo soggetto“. Il bombardamento di notizie sul contagio, inoltre, “ha causato anche la paura dell’altro. (…) L’ossessione per il contatto è sicuramente una delle conseguenze di questa pandemia. Sicuramente l’uscire di casa e avere l’ossessione del contagio non permette di relazionarsi con l’altro in modo fluido”.

In questi casi il “rivolgersi a uno specialista è la prima cosa da fare, tale da permettere al paziente di stipulare un intervento mirato al superamento di questa ossessione”.

Per approfondire l’argomento è possibile contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori allo 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@coopaibc.it per fissare un incontro.