“Il bunker” dell’ospedale Bambino Gesù: qui si curano i giovani afflitti dal male di vivere

Qui i ragazzi sono curati e sorvegliati, perché non si facciano del male e non ne procurino neanche agli altri. I posti letto sono otto e prima di questa maledetta pandemia, non erano mai stati occupati tutti assieme

L’emergenza coronavirus ha stravolto vita, giornate, quotidianità di tutti, ma per i giovanissimi, ancora così vulnerabili, in cerca di certezze, di conferme, lo strappo è stato più lacerante.

Così, alcuni di loro, con un lato più fragile, sono stati sommersi da un male di vivere che li ha portati all’autolesionismo e al tentativo di suicidio.

Sono ragazzi dagli 0 ai 18 anni, racconta il Corriere della Sera,

 I casi più complessi, quelli “dove si entra quando vacilla anche la speranza, tua e della tua famiglia” sono curati nel reparto di Neuropsichiatria dell’ospedale Bambin Gesù di Roma.

Lo chiamano il Bunker. Capire perché è facile, basta guardarsi attorno:

I mobili e le suppellettili, compresi i letti, sono ancorati a terra – riporta il quotidiano –come nelle navi. Per evitare che vengano lanciati. Le porte sono tagliate in un modo tale da rendere impossibile l’incastro delle lenzuola nei due angoli alti. In ogni locale c’è una telecamera, sempre accesa, i genitori dei pazienti devono firmare l’autorizzazione alla sorveglianza continua. I sanitari sono di acciaio e non di ceramica, perché tre anni fa un ragazzo ne ruppe uno e con una scheggia si procurò delle ferite orrende, e la direzione sanitaria provvide subito a cambiarli tutti, dal giorno alla notte. I soffioni della doccia sono incassati nel soffitto. Nella sala comune, la televisione non ha cavi esposti. Sulle mensole non c’è un oggetto che sia uno. Ai pazienti viene tolto il cellulare, e tutto quello che rappresenta un rischio per la loro incolumità”.

Qui i ragazzi sono curati e sorvegliati, perché non si facciano del male e non ne procurino neanche agli altri. I posti letto sono otto e prima di questa maledetta pandemia, non erano mai stati occupati tutti assieme.

 Cosa sta succedendo ai nostri ragazzi?

Il covid può veramente aver radicato in loro delle paure così profonde della solitudine, delle malattie, del futuro da provocare in loro il terribile desiderio di ferirsi, di lacerarsi, di morire?