Il parere della psicoterapeuta e alcune strategie da tenere a mente
Come fa una mamma a mantenere sempre la calma? Sembrerebbe, questa, la classica domanda “da un milione di dollari”. Perché tutte le madri desiderano infondere sicurezza ai propri figli, dimostrando, nel contempo, la propria autorevolezza. Secondo Annalisa Carrera, psicologa e psicoterapeuta della piattaforma HelpingMama, bisogna innanzitutto scendere a patti con il fatto di essere persone normali. Le mamme perfette, quindi, non esistono. Vi sono, però, delle strategie importanti che si possono attuare.
“Innanzitutto concediamoci di essere persone: questo vale per tutti, dunque anche per le mamme – ha spiegato la dottoressa Carrera in un’intervista con Nostrofiglio.it – Nella vita di ciascuno si alternano momenti o periodi di relativa di tranquillità ad altri di stress o preoccupazione, di stanchezza e nervosismo. E questo per diversi fattori. Nascondere la verità del proprio sentire o pretendere di poter sempre dominare le proprie emozioni è impossibile. Per questo non penso che l’ambizione di una madre debba essere quella di diventare una mamma calma, quanto forse sarebbe meglio parlare di mamma sincera o mamma autentica”.
“Soprattutto nella relazione con i figli – aggiunge la psicoterapeuta – è importante non tralasciare di verbalizzare e spiegare se si sta attraversando un periodo particolarmente teso e che questo abbia delle conseguenze sulle proprie reazioni e sui propri atteggiamenti. Quando si è alzata troppo la voce o quando ci si è arrabbiati più del dovuto la cosa più importante da fare è cercare di normalizzare la situazione ed essere sinceri su cosa si sta provando: fare questo viene prima di qualsiasi strategia si voglia attuare per calmarsi perché non esistono schemi infallibili per cui facendo questa cosa e non un’altra mi calmerò e sarò contenta”.
Impossibile per una mamma mantenere la calma? L’importanza di una comunicazione aperta
Una comunicazione aperta è dunque il primo passo per allentare le tensioni. “Certamente – prosegue la psicologa – occorre fare le giuste distinzioni perché a ogni età si parla in modo diverso. A partire dai due anni e in età prescolare si possono utilizzare parole semplici ricorrendo all’utilizzo di libri e strumenti o giochi che aiutino nella comprensione del mondo delle emozioni come il disegno, il mimare una scena o recitarla: in questo modo il piccolo può visualizzare quanto sta provando lui e la sua mamma e comprendere che anche la rabbia fa parte delle emozioni per diventare grandi. Con i più figli più grandi invece, si può apertamente affrontare la questione andando dritti a condividere i motivi per cui la mamma è arrabbiata e come si può trovare insieme una soluzione. Il nostro perdere le staffe può addirittura essere un vantaggio perché permette una conoscenza più sincera e può aprire a occasioni di incontro profondo”.
“Un genitore – continua Annalisa Carrera – lo sa quando è arrabbiato per motivi esterni a quanto avviene in famiglia come un’ansia legata al lavoro o per altre ragioni. Tendenzialmente si riconosce sempre la ragione del proprio umore e della propria rabbia, anche se a volte è difficile ammetterlo a noi stessi e a chi vive con noi. Questa prima distinzione è utile per dare alle situazioni il giusto valore e per capire se la reazione che stiamo per tirare fuori è disfunzionale. Se le cause sono altre ed estranee al comportamento dei figli, è essenziale riuscire a fermarsi prima di manifestare una rabbia dirompente perché risulterebbe comunque incomprensibile. Il segreto è sapersi ascoltare prima di tutto, ma anche mantenere una relazione di dialogo sincero con i figli e il partner. Il suggerimento pratico più immediato da attuare se invece la rabbia è già esplosa è quello di allontanarsi dal luogo della ‘sfuriata’: cambiamo stanza e andiamo a prendere un bicchier d’acqua per smorzare la tensione e sbollire se la sfuriata l’abbiamo già fatta”.
In conclusione, inoltre, “a farci arrabbiare con i figli può essere un’aspettativa delusa. Magari vorremmo che nostro figlio fosse sempre ordinato, educato, in grado di svolgere tutte le richieste che gli facciamo ma se non vediamo quanto ci aspettiamo perdiamo la calma. In questo caso è importante riconoscere quali sono i desideri che noi abbiamo verso i nostri figli e quali sono i loro: bisogna fare delle distinzioni, infatti, tra cosa sono le aspettative e cosa è giusto che venga rispettato in ordine di regole che diamo. Nel primo caso si tratta di ammettere che ci aspettiamo che nostro figlio sia in un certo modo e ci arrabbiamo perché non corrisponde ai nostri criteri. Arrabbiarsi per questo motivo è certamente sbagliato e non è il miglior modo per circondarsi di serenità. Una mamma è calma e serena quando anche il partner lo è e i figli lo sono”.
Per approfondire l’argomento è possibile contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori allo 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it per fissare un incontro