“Non vedo l’ora che”. Prendiamoci il tempo di ammirare i nostri figli, non solo quando ci divertono ma per quello che sono. Sempre

Le riflessioni di un’autrice sul rapporto tra genitori e figli e quella difficoltà di assaporare il presente

“Non vedo l’ora che mio figlio cresca”. “Non vedo l’ora che dorma di notte”. “Non vedo l’ora che diventi più calmo”. Il “non vedo l’ora” può essere un impedimento a vivere a pieno il proprio figlio. Ne scrive sul magazine Aleteia.org, Ines de Franclieu. Ma che cosa intende l’autrice? E in che modo queste parole possono ferire un bambino?

“Questo ‘non vedo l’ora che’ – spiega – non è insignificante. Può indicare uno stato d’animo e un modo di guardare il bambino: egli avrà la sensazione di non essere quello che ci aspettavamo, ciò che dovrebbe essere poiché sogniamo qualcos’altro. Questa piccola espressione indebolisce segretamente il legame di fiducia e fa temere al bambino di non corrispondere al progetto dei genitori. Prendiamoci il tempo di ammirare i nostri figli, non solo quando ci divertono, ma per quello che sono, sempre”

“Impariamo dunque – sostiene – fin dai primi anni di vita dei nostri figli, a far attenzione a ciò che diciamo e ad ammirare le loro qualità piuttosto che vedere i loro difetti. Smettiamo di sognare e cerchiamo di avere uno sguardo positivo. La gioia potrà in questo modo entrare in casa nostra perché la vita, la loro vita è bella! Per non sprecarla, pensiamo a risvegliare e ad affinare la coscienza dei nostri figli, facendo loro capire che non tutti i desideri sono buoni e che scegliere il bene e realizzarlo dà gioia. Lasciamo definitivamente le spirali negative che portano alla morte e scegliamo la vita che fa rinascere!”.

Per informazioni è disponibile il servizio di consulenza del CEFAM – Centro Europeo Formazione e Accoglienza Minori. Il CEFAM si può contattare telefonicamente, allo 3400088431, oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it.