Scuola e bullismo. Mi devo preoccupare se mio figlio piange perché un compagno lo prende in giro?

Gentilissimi, ho letto di recente sul vostro sito un articolo sul bullismo e mi permetto di contattarvi per chiedervi un confronto rispetto a quanto sta vivendo mio figlio di quasi 12 anni. E’ al primo anno di scuola media e dopo l’entusiasmo dei primi giorni, ieri è tornato a casa piangendo perché un compagno lo ha preso in giro. Siamo di fronte a un episodio di bullismo? Possiamo intervenire in qualche modo noi genitori?

Giancarlo

Un genitore che si accorge delle difficoltà di un figlio è già ad un passo dalla soluzione del problema che ha di fronte!”. Uso ripetere spesso questa frase ai genitori che si rivolgono a me, raccontandomi i vissuti tra loro con i propri figlioli. Infatti è proprio un genitore attento come lo è stato lei che può aiutare suo figlio a crescere. Suo figlio ha quasi 12 anni, quindi ha iniziato quella fase definita preadolescenza che prevede il raggiungimento di determinati obiettivi di sviluppo e di autonomia. In questa fase iniziano a diventare importanti i contesti vissuti al di fuori della “famiglia”: scuola, amici, attività sportiva o ricreativa, volontariato..

Se è vero che alcuni contesti sono soggetti alla volontà o meno di frequentarli da parte del ragazzo, altri come la scuola sono quasi imprescindibili. Nel suo caso, il passaggio da un livello di istruzione ad un altro, piuttosto che la presenza di nuovi compagni di classe, professori, ambienti ecc. sono tutti elementi da tener presente. Cambiano le stesse richieste del mondo degli adulti: non ci sono più le “maestre” a cui magari si dava del TU, ma ci sono gli “insegnanti” ai quali dare del LEI. Gli insegnanti danno più compiti, pretendono il raggiungimento di determinati risultati, sia dal punto di vista didattico che dal punto di vista comportamentale. Gli stessi genitori chiedono una maggiore e crescente autonomia ai propri figli!

Scuola e bullismo. Mio figlio piange. Cosa fare?

Sottolineo questi aspetti – ma ce ne sarebbero anche altri! – per farvi capire il punto di partenza dal quale vostro figlio ha iniziato questa nuova esperienza. In breve, si trova in una nuova situazione che chiede una riformulazione della sua persona, attraverso l’acquisizione di nuove competenze. Tutte le fatiche incontrate e vissute possono essere motivi di sviluppo in positivo o di rallentamento in negativo; spesso è un passare da uno stato all’altro, in maniera dinamica ma funzionale. Eh si, ognuno di noi “cresce quando impara ad affrontare, e possibilmente risolvere, una situazione critica”. Nel suo caso ha fatto benissimo a parlare con suo figlio per capire il motivo del pianto. I genitori dovrebbero utilizzare la tecnica dell’ascolto attivo che favorisce un ascolto più efficace perché di qualità.

Approfondiremo in altra sede questa tecnica, intanto mi preme ragionare sull’episodio in sé, per capire se si possa già parlare di bullismo. Per sua definizione, il bullismo è una forma di comportamento violento ed intenzionale, di natura anche verbale, ripetuto nel corso del tempo da un soggetto (il bullo) che ritiene la vittima un bersaglio facile ed inerme. La situazione di vostro figlio andrebbe ovviamente approfondita, anche tenendo conto di un arco temporale un po’ più lungo di quello ad oggi considerato. Per questo motivo potremmo definire l’episodio un possibile inizio di bullismo. Non sappiamo se continuerà nel tempo o se la relazione fra suo figlio e il compagno sfocerà magari in una bella amicizia!

Possiamo però dare degli strumenti a vostro figlio affinché diventi sempre più abile ad affrontare e a reagire a episodi del genere. In poche parole, si tratta di attrezzare vostro figlio sempre di più e a seconda delle necessità, per fargli affrontare gli eventi della vita che gli si pareranno davanti in maniera sempre più competente. Questo è un lavoro che il più delle volte possono fare i genitori, alimentando ogni giorno l’autostima del proprio figlio. Più ricerche hanno sottolineato come l’autostima aiuta i bambini a tessere le loro prime reti relazionali, a vivere la scuola con gioia, a realizzare i loro desideri e ad ottenere successo nella vita. In quest’ottica, una buona autostima aiuta a “prevenire” il bullismo. Ripeto, quest’ultimo è un fenomeno molto complesso e le indicazioni qui espresse non sono certo esaustive! Laddove un genitore ravvedesse peggioramenti nel tono dell’umore, nella svogliatezza di andare a scuola, di frequentare gli amici o di uscire di casa per qualsiasi motivo, bene sarebbe approfondire il discorso con un esperto in materia.

Tra le possibilità ci sono corsi di formazione specifica sul tema per i genitori. Il CEFAM proporrà nel mese di ottobre una serata di confronto fra genitori sul tema del bullismo: siete invitati! Per necessità particolari invece è possibile usufruire della consulenza dei nostri esperti in materia: vi sapranno indicare il miglior percorso per sostenere l’intero nucleo famigliare.

Per questo motivo vi lascio i nostri riferimenti: potete contattarci allo 3400088431 o scrivendo una mail a cefam@coopaibc.it.

Diego Moretti

Pedagogista e responsabile d’area per i Servizi di sostegno alla famiglia offerti dal CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori