Alcune ricerche mostrano come vietare i telefonini a scuola sia come aggiungere 5 giorni extra all’anno scolastico
Tecnologia amica ma anche nemica degli studenti… anche se molti giovani non se ne accorgono neanche.
Grazie al web, a smartphone, tablet e connessioni più o meno veloci, gli studenti italiani, in questa nuova quotidianità da coronavirus, hanno potuto continuare a frequentare le lezioni a distanza e in tal modo non vanificare apprendimento ed anno scolastico. Ma la pandemia ha alzato il velo anche su di una serie di problemi già sotto la lente di ingrandimento di esperti, istituzioni ed adulti di riferimento, che causa del lockdown e dell’isolamento si sono fatti sempre più evidenti: cyberbullismo… pericolosissime “challenge” sui social… adescamenti via web, revenge porn… Navigando in rete è possibile imbattersi in contenuti discutibili, se non palesemente violenti, ma anche senza arrivare a questi estremi, trascorrere sempre più ore al giorno con gli occhi incollati sullo smartphone, auto-isolandosi dalla vita reale per viverne una virtuale, non fa decisamente bene ai nostri ragazzi.
L’indagine della Commissione Istruzione del Senato
L’amato telefonino è presente in ogni contesto della loro vita a casa come anche a scuola, durante le lezioni. Tant’è che da un’indagine conoscitiva sull’impatto che il digitale avrebbe sugli studenti in Italia, realizzata dalla Commissione istruzione del Senato, è emerso, come riportato dal Messaggero, che gli alunni in classe trascorrerebbero quasi un terzo dell’orario scolastico “smanettando” sul proprio smartphone, con buona pace di insegnanti che spiegano o dei compagni che sono interrogati, perdendosi, letteralmente per strada almeno un terzo della lezione.
Se è vero che, come racconta il senatore Andrea Cangini, relatore dell’indagine, sul quotidiano: “i capi delle aziende della Silicon Valley, hanno vietato ai loro figli più piccoli gli smartphone, l’uso dei social e hanno scelto scuole non digitalizzate”, non si vede il motivo per non adottare la raccomandazione suggerita dalla Commissione al termine dell’indagine (durata 2 anni), di vietare l’uso del telefonino in aula.
L’impresa sarà di certo difficile, perché come suggerisce il neuropsichiatra Manfred Spitzer, lo smartphone per i ragazzi è diventato come una parte del loro corpo e toglierlo potrebbe suscitare “reazioni violente”.
La Gran Bretagna come l’Italia
Ci consola il fatto che il difficile rapporto tra smartphone e giovanissimi studenti non caratterizza solo il nostro Paese. Dalle pagine del Corriere della Sera, si apprende infatti, come anche in Gran Bretagna, per cercare di arginare il fenomeno dell’utilizzo del telefonino a scuola, il governo britannico abbia pensato di vietare l’ingresso del cellulare tra le mura scolastiche, per salvaguardare il “benessere mentale” degli studenti.
“Alcune ricerche sul campo – scrive il Corriere della Sera- mostrano come i risultati scolastici migliorino quando i telefoni sono vietati: un beneficio che va soprattutto a vantaggio degli allievi più scarsi, mentre è quasi nullo per quelli più bravi. Nel complesso, vietare i telefonini è come aggiungere 5 giorni extra all’anno scolastico: tuttavia queste conclusioni sono state contestate, perché basate su dati ancora limitati”.