Social network e adolescenti. Postare tutto può essere una patologia. Peggiorata dopo il lockdown

Il parere di Gianni Giuli, psichiatra e direttore del Dipartimento di dipendenze patologiche di Macerata

Postare ogni istante della propria vita sui social network? Può diventare una forma di patologia. A sostenerlo è lo psichiatra Gianni Giuli, direttore del Dipartimento di dipendenze patologiche di Macerata. Il dottore ha inoltre spiegato come, dopo la pandemia, si sia trovato ad affrontare molte richieste di aiuto da parte di genitori in difficoltà: il fatto di trascorrere molto tempo al computer, in casa, ha infatti aggravato la situazione.

“Qualunque tipo di dipendenza – spiega il dottor Giuli in un’intervista a Quotidiano.net non consente di avere un progetto di vita. Così è anche quella dai social. Ed è un problema che non riguarda solo i minori, come comunemente si tende a credere, ma anche molti adulti che utilizzano soprattutto Facebook. Il social viene usato come fosse una parte di noi: mettiamo in bacheca il nostro io narcisista, che ha bisogno di piacere. La dipendenza dai social si è naturalmente accentuata durante il lockdown”.

Questo succede perché, quando si è sui social “è come se avessimo due mondi, online e offline. E il primo diventa tutto il nostro mondo, e il privato diventa pubblico. Il fattore per stabilire la dipendenza è il fattore tempo, al punto che iPhone e smartphone hanno introdotto un sistema che calcola in automatico quante ore al giorno trascorriamo sui social. Proprio per farcene rendere conto. Diventa patologia quando non faccio più nulla perché devo essere il primo a postare”.

Secondo lo psichiatra, i genitori, per aiutare i propri figli “devono coordinarsi per stabilire regole precise. Dopo una certa ora, il telefono si spegne. Punto. È nato da poco a Macerata, fuori dall’area dell’ospedale, un ambulatorio riservato ai minori e alle loro dipendenze”. Il fenomeno colpisce soprattutto i ragazzi, perché “dagli adulti la richiesta di cura non è frequente e spesso si accompagna ad altre forme di dipendenza, come il gioco d’azzardo. C’è una grande differenza tra i ragazzi, nativi digitali, e gli adulti, immigrati digitali”.

Per approfondire l’argomento è possibile contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori allo 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@coopaibc.it per fissare un incontro.