Mi ero posta un sacco di domande: “Mi prenderanno mai in considerazione o la mia età sarà un limite per me e per loro? Riuscirò a trovare da questa esperienza lavorativa la mia strada?” ma poi…
Sono una studentessa del terzo anno di Scienze dell’educazione e della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, e quando il nostro tutor di tirocinio mi ha proposto Villa Capitanio avevo qualche perplessità perché era diverso dalla mia primissima idea, ovvero entrare in contatto principalmente con dei bambini o adolescenti, perché in questa realtà era richiesto di sapersi rapportare con delle mamme, quindi figure adulte e le mie domande ricorrenti erano “Mi prenderanno mai in considerazione o la mia età sarà un limite per me e per loro? Riuscirò ad aiutarle e a capire i loro bisogni? Riuscirò a trovare da questa esperienza lavorativa la mia strada?”
Nonostante alcuni dubbi ho colto la possibilità e ho svolto un primo colloquio con la coordinatrice per via telematica, dove mi ha presentato il servizio e quello che in generale faceva. Dopo questo primissimo incontro è nata in me, una maggiore curiosità, nonostante i miei interrogativi ci fossero lo stesso.
Risolte le varie questioni burocratiche nel mese di dicembre ho iniziato il percorso a Villa Capitanio.
La prima settimana ho aiutato nella confezione dei pacchetti regalo di Natale e Santa Lucia per i vari bambini e le mamme, ho potuto assistere ai vari incontri online, come per esempio la compilazione del PEI di una bambina insieme alla maestra di sostegno, la fisioterapista e la dottoressa, ad un incontro con l’avvocato e con gli assistenti sociali, ad una riunione di coordinamento dove si discutevano vari punti, tra cui le possibili strategie da adottare per la situazione covid-19 e periodo natalizio nelle varie strutture, aggiornamenti su come si erano sviluppati alcuni progetti e altre questioni.
I colloqui con le mamme
Ogni lunedì per almeno un’ora si tiene un colloquio con le varie mamme, dove si discutono i vari problemi del weekend, se ci sono novità o solamente per sfogarsi un po’. Questo è il momento dove la mamma può trovare un’occasione per confrontarsi e trovare nell’educatrice anche la figura dell’amica, sorella maggiore, a volte mamma e se serve carabiniere.
La prima volta che vi ho partecipato una mamma non era troppo contenta della mia presenza, si era dimenticata del mio arrivo e questo mi ha fatto pensare se anch’io nella sua stessa situazione avrei reagito così.
Non credo sia semplice poter confidare i propri segreti ad una sconosciuta, quello che effettivamente io ero per lei, mi sentivo un’intrusa e fuori posto, non sapevo come comportarmi e mi chiedevo se davvero sarei riuscita ad essere utile.
Una stanza per studiare…
Nel frattempo osservavo l’educatrice e cercavo di capire come riuscisse a trovare sempre le risposte e soluzioni più coerenti per quella circostanza e mi domandavo come avrei affrontato io la situazione.
Nel periodo delle vacanze di Natale abbiamo deciso insieme alle mamme di trovare uno spazio apposito per le due bambine più grandi per poterle aiutare a svolgere i compiti delle vacanze.
Si è deciso così di creare una stanza in occasione dove le bambine sapevano che era il momento di studio e, quindi, consapevolmente si erano prese un compito.
Abbiamo deciso di fare due orette al mattino con una bambina e due orette al pomeriggio con l’altra per poter rafforzare la relazione 1:1 e creare oltre che uno spazio fisico, anche un tempo solo per loro, dove potevano esprimersi tranquillamente, senza l’interruzione dei bambini più piccoli o il caos della vita familiare.
Questa è stato un’occasione per le bambine perché potevano raccontarmi i loro sogni o incubi della sera precedente, le loro giornate, mostrarmi i loro lavoretti, disegnare e colorare insieme, ripassare le tabelline, svolgere i compiti e risolvere i dubbi creati da alcuni esercizi; e anche per me, perché ho potuto mettermi in gioco, stabilire una relazione più profonda, sperimentarmi, superare alcune paure e limiti che mi ero fissata, lasciando lo stesso un po’ di timore sul mio operato.
Il pranzo della Vigilia di Natale
Nonostante le restrizioni della pandemia siamo riusciti a fare un pranzo insieme alle famiglie sia alla Vigilia di Natale sia a Capodanno, cercando di seguire le norme igieniche, dividendoci per nucleo familiare, tenendo la mascherina quando ci si alzava per prendere le varie porzioni di cibo e tenendo una certa distanza.
Per il pranzo della Vigilia di Natale, le mamme hanno cucinato una loro specialità, che poi hanno condiviso e successivamente si è passati al momento dei regali, dove i bambini hanno scartato i propri doni e con felicità hanno iniziato a giocarci e grazie ad un po’ di musica hanno potuto ballare e scatenarsi.
Per il pranzo di Capodanno, invece, abbiamo mangiato una pizza famiglia e il dolce cucinato sempre da una mamma, successivamente hanno ballato.
Si sono creati dei momenti che hanno permesso di tornare alla “normalità”, per dimenticarsi, nonostante tutte le limitazioni, per un momento la situazione in cui siamo, che ha cambiato i ritmi e le abitudini di ogni persona, e poter festeggiare, nella speranza di giorni migliori.
È stato bello passare queste due giornate con loro, anche solo per un semplice pranzo, perché mi ha aiutato a sentirmi accettata e coinvolta in una loro tradizione e ho visto anche da parte della mamme la felicità della mia presenza.
Ora sento che anche io posso essere una risorsa… nonostante la mia età
Mano a mano che il tempo passa penso ancora alle mie domande iniziali e in alcune non posso ancora trovare una risposta, ma sento che posso essere una risorsa, posso dare anch’io il mio contributo, nonostante la mia età, non mi sento più un’intrusa, ma faccio parte anch’io di questa realtà, sento di essere accolta e mi sto affezionando a loro, mi rende felice il fatto che le mamme con il tempo hanno iniziato a fidarsi di me, dandomi la possibilità di trascorrere del tempo con i loro figli, mi accolgono nella loro casa con educazione e rispetto, raccontandomi le loro cose e questo mi fa sentire sempre più soddisfatta.
So che ho ancora tanto, tantissimo da imparare e migliorare, però rispetto all’inizio ho molte meno ansie e sono più soddisfatta, anche se continuo ad essere un po’ timida e cerco di entrare in “punta di piedi” nelle loro vicissitudini, per non creare fastidi.
Cos’è e cosa succede a Villa Capitanio?
Se qualcuno mi chiedesse di dire cos’è e cosa succede a Villa Capitanio posso dire che l’aiuto che offrono a queste mamme in difficoltà non è solo di tipo economico, ma è un esserci a 365 gradi.
Dai consigli più semplici, come fare una ceretta, alle questioni più importanti e delicate; è come ricreare una piccola famiglia dove loro possono ridarsi una possibilità e mettersi in gioco.
Entrare in questa realtà non è semplice, soprattutto alla mia giovane età e le poche esperienze avute, ci sono varie difficoltà, ma per fortuna c’è un’ottima coordinatrice che mi sta aiutando in questo, facendomi da guida e mostrandomi come svolge quotidianamente il suo lavoro, il quale è imprevedibile, dove le sorprese sono dietro l’angolo e bisogna sapersi mettere in gioco per poterle affrontare.
Mirella B.