Vivere chiusi in camera attaccati al computer: e se tuo figlio fosse un Hikikomori?

Spettabile redazione.

Alcuni giorni fa ho sentito parlare di un disturbo sociale, chiamato Hikikomori di cui soffrono alcuni ragazzi che passano tutto il tempo chiusi in camera loro attaccati ad un computer .

Non ho ben capito di cosa si tratta. Potreste spiegarmi meglio in cosa consiste?

Grazie

Alessandra

Gentile Alessandra

con il termine Hikikomori, in Giappone si indicano quei ragazzi che decidono, nel senso letterale del termine di “stare in disparte”.

La parola infatti deriva dal verbo hiku (tirare indietro) e komoru (ritirarsi).

Non più scuola. Nessun contatto sociale. Vivono chiusi nella propria casa, nella propria stanza. L’unica porta sul mondo esterno diviene la realtà virtuale e la tecnologia.

Ragazzi fragili, vulnerabili che hanno deciso di chiudere fuori la porta di casa un mondo ritenuto ingiusto.

 Il fenomeno riguarda principalmente i giovani uomini tra i 14 e i 30 (tra il 70% e il 90%).

Una realtà purtroppo non solo giapponese.

Anche in Italia, pur in mancanza di dati ufficiali, l’associazione Hikikomori Italia stima essere circa 100 mila i giovani che soffrono di questo disturbo e decidono di esiliarsi volontariamente tra le mura della propria abitazione.

Non  una sindrome culturale esclusivamente giapponese quindi, come si riteneva all’inizio, ma un disagio adattivo sociale che riguarda tutti i Paesi economicamente sviluppati del mondo.

Il rifiuto del ragazzo di andare a scuola deve essere letto come uno dei primi campanelli d’allarme del problema. Molte volte dietro l’isolamento si può nascondere una storia di bullismo.

Se vuole approfondire l’argomento, non esiti a contattarci al 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it.

 Staff AIBC