Violenza domestica. Come viene valutata la ritrattazione della denuncia da parte della vittima?

 La Cassazione ha chiarito che il procedimento per violenza domestica non si ferma solo per la ritrattazione della vittima, se vi sono elementi per credere che il ripensamento sia dovuto a minacce o a condizionamenti socio- culturali

Accade, a volte, che la vittima di violenza domestica, ritratti la sua denuncia nei confronti del partner, per vari motivi, ad esempio per paura di ulteriori violenze e minacce.

Il SOLE 24ORE, pubblica il caso di una donna bengalese che ha ritrattato le accuse, dopo aver ritirato la querela, perché intimorita dalla presenza di un uomo in aula, che non ha voluto identificare con chiarezza e del ruolo condizionante di una sorta di mediatore familiare della comunità bengalese.

La donna aveva subito ripetute violenze anche alla presenza dei figli minori e fatto due denunce, una delle quali dopo la remissione della querela.

Violenza domestica. Come viene valutata la ritrattazione della denuncia da parte della vittima?

La Cassazione ha chiarito che il procedimento per violenza domestica, non si ferma solo per la ritrattazione della vittima, se vi sono elementi per credere che il ripensamento sia dovuto a minacce o a condizionamenti socio- culturali.

Per approfondire le motivazioni, che possono condurre una vittima a ritrattare le accuse al suo partner è interessante conoscere uno studio effettuato dalla ricercatrice Amy Bonomi professore associato alla Ohio State University, che ha rivelato, che gli aggressori per influenzare le loro vittime a ritrattare la propria testimonianza e a non perseguire le accuse, usano non tanto le minacce quanto “un sofisticato appello emotivo che in genere progredisce attraverso cinque fasi distinte, progettate per ridurre al minimo le loro azioni e ottenere la simpatia della vittima“(it.brainmain.net).

Tutto questo è stato possibile studiando moltissime conversazioni telefoniche effettuate tra detenuti di sesso maschile accusati di violenza domestica e le loro vittime di sesso femminile che hanno deciso di ritrattare. Nella prima fase le vittime sono forti e decise, ma con il continuare delle telefonate la determinazione della vittima inizia a sgretolarsi. Nella seconda, l’aggressore cerca di minimizzare l’accaduto e cerca di apparire anche lui una vittima. Nel terzo passaggio vi è il tentativo di unire la coppia verso un mondo che non li capisce. Nel quarto passaggio l’aggressore chiederà alla vittima di ritrattare. Infine, nell’ultimo passaggio la coppia collabora per le loro storie. La ricercatrice ritiene che questo studio possa dare indicazioni sull’importanza di avvisare le vittime in anticipo delle tecniche che i loro aggressori potrebbero usare così da avere meno possibilità di cadere nel tranello.