Anoressia. Giovanna aveva smesso perfino di bere e non riusciva più a urinare

Giunta a pesare 28 chili, la ragazza ha poi capito l’importanza di chiedere aiuto

Era arrivata a pesare 28 chili Giovanna. La colpa? Dell’anoressia. Come può una ragazza normale, con una vita apparentemente ordinaria, finire in un vortice auto-distruttivo di questo tipo? A raccontarlo è la stessa protagonista della vicenda, una ragazza di 26 anni, intervistata dal quotidiano Libero. “Ho avuto un’infanzia dolorosa – spiega – Mio padre beveva e il resto della famiglia ne pagava le conseguenze. Quando avevo 16 anni i miei genitori si separarono e io rimasi con mia madre e mio fratello, ma per poco tempo“. Dopo poco, infatti, il padre manifestò l’intenzione di ricostruire il rapporto con la figlia.

Anoressia. Così una ragazza ha smesso perfino di bere

“Scoprire che mio padre, per la prima volta, poteva rappresentare una figura di riferimento mi rese felice, ma poi se ne andò in California e io rimasi da sola. Cominciai a mangiare a vomitare perché mi sembrava che questo mi aiutasse a liberarmi da un dolore che altrimenti non avrei saputo come tirare fuori da me”. Il comportamento di Giovanna era diretto anche ad attirare quelle attenzioni che avrebbe desiderato dal padre, che ormai sentiva solamente attraverso videochat. Purtroppo, però, il genitore si limitava ad alcuni commenti. “Sei un po’ dimagrita“, diceva. Ma il suo peso, in realtà, stava crollando: da 52 chili a 28. “Non volevo più portare cibo alla bocca, a eccezione di due mele che distribuivo nell’arco della giornata”, racconta.

“Quando la chiamavo a Ercolano – spiega ancora – mia madre sentiva che qualcosa non andava e mi pregava di tornare lì, ma temevo che la situazione mi sarebbe sfuggita di mano se avessi avuto persone attorno. Mi pesavo decine di volte al giorno per paura che il peso aumentasse. Invece continuava a calare”. Nella primavera del 2020 Giovanna aveva smesso anche di bere e non riusciva nemmeno più a urinare. Il 22 aprile scatta in lei qualcosa. I medici le dicono chiaramente che, continuando così, sarebbe arrivata alla morte.

“Con le poche energie rimaste presi la bilancia e la buttai nel cestino. Io voglio vivere!“. Oggi Giovanna pesa 46 chili, ha ripreso ad andare in palestra, cosa impensabile fino a pochi mesi fa. Eppure, nel suo corpo e nel suo spirito, i segni di quel periodo terribile sono rimasti. “Non ho più il ciclo mestruale e ho una debilitazione fisica dalla quale non sono ancora guarita, ma non mi sento più sola come prima. Adesso conosco l’importanza di chiedere aiuto”.

Per approfondire l’argomento è possibile contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori allo 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@coopaibc.it per fissare un incontro