“Bocciarlo è l’unico modo per non condannarlo ad un altro isolamento. Dopo gli studi, per i ragazzi come lui non c’è niente…”
Isolamento, didattica a distanza, impossibilità di condividere le proprie giornate e le fatiche dello studio con i propri compagni di classe… il coronavirus ha tolto la quotidianità ai nostri ragazzi, ma ha destabilizzato ancor di più i nostri figli più vulnerabili.
Melissa La Scala è mamma di uno studente di 19 anni. Alessandro, questo è il suo nome, frequenta l’ultimo anno di liceo artistico e i suoi sono degli ottimi voti, che gli consentiranno una promozione certa.
Eppure, Melissa non ci sta. Si ribella. Suo figlio “deve” essere bocciato. Bocciare un ragazzo bravo a scuola, sembrerebbe essere una richiesta senza senso, eppure per Alessandro non è così. Gli permetterebbe di tornare ancora un anno a scuola in compagnia dei suoi compagni. Gli permetterebbe ancora una volta di imparare, ma non quello che c’è scritto sui libri, quello lo conosce benissimo. Gli permetterebbe di imparare a vivere, a socializzare, a rapportarsi con il mondo perché Alessandro è autistico.
Melissa Scala racconta la sua battaglia in una intervista alla Nazione, Carlino Giorno.
Bocciarlo spiega: “è l’unico modo per non condannarlo ad un altro isolamento. Dopo gli studi, per i ragazzi come lui non c’è niente. L’istituto mi ha detto di no, negandoci la possibilità di aiutarlo a riprendere in mano i fili della sua vita dopo la devastante solitudine del covid”.
È un problema di dignità e di opportunità che bisogna riconoscere a questi ragazzi.
“Serve un progetto, per avere una prospettiva, una vita autonoma, un lavoro […] dichiara Melissa – l’hanno scorso per i disabili era prevista la bocciatura proprio per consentire di recuperare l’interruzione imposta dal Sars- Cov2 e irrobustire la capacità di trovare soluzioni”.
Il confronto è essenziale.
Lo sperimentare imprevisti, l’interagire con il prossimo è fondamentale per tutti, ma per questi ragazzi lo è ancora di più. Invece a causa della pandemia Alessandro ha frequentato le lezioni si, in presenza, ma in enormi aule vuote, senza nessuno dei suoi compagni.
“La scuola non è un parcheggio. Serve che sia davvero inclusiva e per questo deve guardare al bene di ogni allievo […] – sottolinea la signora La Sala- Questi ragazzi non sono solo figli nostri ma di tutti. Chiedevo comprensione, ho trovato burocrazia. E fa male”.
Intanto la mamma di Alessandro è stata invitata a Roma dal sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso, per trovare una soluzione e cercare di restituire una prospettiva a tutti gli Alessandro.