“Chi ne soffre, tenta di assumere una maschera sociale, di non far preoccupare il prossimo al fine di non risultare debole. Altre volte ha timore di presentare il suo disagio, di scadere nel protagonismo, per cui somatizza e finge” …
La nostra è una società dell’immagine. È sufficiente trascorrere un po’ di tempo sui social per poter “ammirare” volti e corpi senza difetti di persone che virtualmente sembrano trascorrere una vita piena e di successo h24. Al giorno d’oggi la felicità è un sentimento da ostentare, anche nei frangenti di vita in cui non la si possieda. L’unico modo per essere accettati nella nostra società e per essere considerati dei “vincenti” agli occhi del mondo.
Ecco allora, nella nostra era “patinata” farsi largo una nuova forma di patologia recentemente individuata e diffusa in tutto il mondo, la “smiling depression” o tradotta in italiano la “depressione sorridente”.
Il dottor Federico Baranzini, psichiatra sul suo blog ne individua alcuni sintomi, che, come spiega il medico, sono molto vari, tanto che la malattia non si presenta allo stesso modo in tutti i pazienti: “Tra questi – chiarisce Baranzini- il più tipico consiste in una sensazione di tristezza profonda e prolungata. Altri sintomi classici della depressione includono:
- dei cambiamenti a livello dell’appetito, del peso e del sonno
- un senso di fatica o letargia
- una sensazione di disperazione, mancanza di autostima e bassa considerazione di sé
- una perdita dell’interesse o del piacere nello svolgere delle attività che un tempo risultavano appaganti.
“Una persona affetta da “depressione sorridente” potrebbe soffrire di alcuni o di tutti questi sintomi, pur essendo in grado di nasconderli in occasione di eventi pubblici in modo parziale o completo. Un estraneo potrebbe percepire una persona affetta da “depressione sorridente” come un individuo attivo e estremamente produttivo, qualcuno con un lavoro sicuro, una famiglia e una vita sociale sana, o anche una persona all’apparenza gioiosa, ottimista e, in linea generale, felice”.
Smiling depression: la depressione sotto la maschera
La particolarità della “smiling depression”, infatti è proprio quella, di nascondere ansia, poca stima di sé e tristezza dietro ad una maschera. Proponendo al prossimo ed alla società, come si legge sul web magazine In Terris, “un viso apparentemente gioioso e un atteggiamento di copertura. Chi ne soffre, infatti, tenta di assumere una maschera sociale, di non far preoccupare il prossimo al fine di non risultare debole. Altre volte ha timore di presentare il suo disagio, di scadere nel protagonismo, per cui somatizza e finge – oppure–… di non voler coinvolgere o preoccupare le persone più care”.
Il disagio allora, viene tenuto dentro, nascosto agli occhi del mondo, al quale si continua a mostrare una maschera falsamente felice e serena per poi macerarsi nei conflitti interiori in solitudine, senza poter godere del potere della condivisione del proprio disagio con amici o persone care.
Secondo alcuni dati pubblicati ad ottobre scorso dall’UNICEF e riportati dal web magazine in Terris: “più di 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato; tra questi 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni sono ragazze. 86 milioni hanno fra i 15 e i 19 anni e 80 milioni hanno tra i 10 e i 14 anni. L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati.
E il coronavirus non ha di certo agevolato la situazione.