Covid: ansia e nebbia cognitiva tra le conseguenze dell’aver contratto il virus

I risultati di uno studio evidenzia come persone guarite dal Covid, possano sviluppare disturbi neuropsichiatrici anche dopo due anni dalla guarigione

 Il Covid 19, a volte, non si limita a creare problemi durante il decorso della malattia, ma in molti casi, pare non volerci abbandonare del tutto anche quando dai tamponi sembra averci lasciato.

Alcune ricerche dimostrano come la sua presenza possa comportare conseguenze anche a livello neurologico.

ADNKronos ha pubblicato i risultati di uno studio che evidenzia come persone guarite dal Covid, possano sviluppare disturbi neuropsichiatrici anche dopo due anni dalla guarigione.

The Lancet Psychiatry rende noto, come in un lavoro riguardante ben 25 milioni di persone che sono state affette da Covid, si siano presentate più frequentemente psicosi, demenza, “nebbia cognitiva”, convulsioni, rispetto a chi aveva sofferto di altre infezioni respiratorie.

Anche riguardo all’ansia e alla depressione, si è registrato un aumento del rischio di esserne coinvolti, ma questo scompare entro due mesi dall’infezione.

Per i bambini, a parte convulsioni e disturbi psicotici, le probabilità di diagnosi post-Covid è stata minore. Le varianti Delta e Omicron sembrano presentare rischi neurologici e disturbi, simili.

Paul Harrison dell’Università di Oxford, autore principale di questa ricerca evidenzia che “i risultati di questo ultimo studio, hanno implicazioni importanti per i pazienti e per i servizi sanitari”.

Anche su National Geographic, si legge che recenti esami di imaging del cervello mostrano come il Covid19 possa causare cambiamenti fisici equivalenti a 10 anni di invecchiamento e innescare problemi nel campo dell’attenzione e della memoria.

L’articolo cita come degli approssimativamente 80 milioni di americani che hanno avuto il covid, sino ad oggi, un sopravvissuto su quattro soffra di disturbi cognitivi, comunemente descritti come “nebbia cognitiva”, che a detta del prof. E. Shorter, psichiatra dell’Università di Toronto è “un termine ombrello, per descrivere un insieme di sintomi tra cui, confusione, difficoltà a trovare le parole, perdita della memoria a breve termine, stordimento e incapacità di concentrazione”. I pazienti di Covid19 ricoverati hanno tre volte superiore la probabilità di manifestazione dei disturbi rispetto ai non ricoverati. La prof.sa G. Douaud di Oxford, afferma che “Le evidenze degli studi sul Long-Covid e del nostro studio, indicano che anche le infezioni lievi possono essere dannose”.