Covid: ragazzi “interrotti”

C’è necessità di rendere efficienti in tutto il territorio nazionale i trattamenti terapeutici

 Il Covid, oltre che a infliggere direttamente tante sofferenze e purtroppo causare anche morti, nei pazienti più sfortunati, ha imposto alcune limitazioni al nostro stile di vita, nel tentativo di contrastarne la diffusione, come il lock down.

Questa limitazione della libertà individuale e degli scambi sociali non è stata immune da problemi, anche importanti, specialmente per giovani e ragazzi, che hanno dovuto rinunciare, con le inevitabili conseguenze dovute all’isolamento, alle relazioni sociali, sport, gioco e alla scuola in presenza.

La dott.ssa Maria Pontillo, neuropsichiatra del Bambino Gesù, riferisce su TPI: “i ragazzi che io seguo definiti ‘interrotti’ rispetto al loro percorso di vita, hanno smesso di progettare e investire sul loro futuro. Molti hanno lasciato la scuola perché non hanno retto la pressione scolastica e il confronto con gli altri e tornare alla normalità li spaventa”.

Anche i più piccoli hanno avuto problemi per l’impossibilità di praticare la normale motricità. Nei più vulnerabili è aumentata la richiesta di psicoterapia on-line e negli adolescenti (12-18 anni) è aumentato il consumo di psicofarmaci.

La qualità dell’alimentazione ne ha risentito tanto che si parla di “covidobesity“, con incrementi di peso esagerati. Il prof. Chiarelli, ordinario di pediatria a Chieti, conferma che i bambini hanno avuto un incremento dell’obesità, ma sono aumentati anche i casi di bulimia e anoressia.

Altra dipendenza che il professore sottolinea è: “la dipendenza dei giovani dagli schermi, che anche a causa della DAD sono obbligati a un mondo di incontri virtuali”.

In tutti i Paesi colpiti dal covid, sono aumentati i sintomi di ansia e depressione. Nei pronto soccorso italiani si sono osservate patologie di neuro psichiatria infantile, osservando in alcuni casi incrementi del 100%, specialmente in Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia. I maggiori incrementi hanno riguardato: ideazione suicidaria, depressione e disturbi alimentari.

Il prof. Alessandro Zuddas, ordinario di neuropsichiatria infantile all’Università di Cagliari e direttore della clinica di neuropsichiatria infanzia e adolescenza dell’ospedale Cao, fa presente che a causa delle aumentate necessità, i posti letto a disposizione, non sono sufficienti. Il professor Zuddas conclude: “il virus verrà gestito nei prossimi mesi verosimilmente, questo problema invece durerà e richiederà sia un intervento sociale che sanitario. Il governo ha recentemente stanziato un  bonus psicologico per venire incontro alle esigenze di quei cittadini che in base all’ISEE, potranno chiedere un ristoro fino a 600 euro, per sedute di psicoanalisi e terapie”.

“Sicuramente- commenta la dottoressa Pontillo –è un valido aiuto ed è un passo importate verso il riconoscimento che esiste un problema di salute mentale per i più piccoli…”.

Open in un articolo intitolato: “Disturbi alimentari, istinti suicidi e dipendenze: la prima ricerca ISS sugli effetti della pandemia, riporta quanto l’autorità garante per l’infanzia, Carla Garlatti evidenzia, dicendo che: “Problemi di neurosviluppo e di salute mentale, rischiano di diventare cronici e diffondersi su larga scala“.

L’autorità garante, dopo la ricerca, preoccupante nei suoi esiti, ha formulato una serie di raccomandazioni, tra cui spicca la necessità che venga superata la frammentarietà regionale e locale e che “la fase post pandemica può essere un’occasione straordinaria per farlo e in generale per migliorare il sistema; ma non c’è tempo da perdere”.