Gli adolescenti adottati e quelle domande imbarazzanti sulle origini. Che fare?

Il genitore deve, nel caso di una volontà di ricercare le proprie radici, accompagnare il figlio evitando che faccia da solo

L’adozione è un percorso meraviglioso ma anche complicato e sfidante. Lo è soprattutto in una determinata fase dell’adolescenza, che è complicata a prescindere per tutti i ragazzi e, ovviamente, anche per i figli adottivi. Durante l’adolescenza i ragazzi sperimentano, fanno conoscenze e decidono chi sono e dove vogliono andare. Definiscono, insomma, la loro identità. Per i figli adottivi, tuttavia, subentra un secondo problema: quello della ricerca delle proprie origini, del rapporto con i genitori biologici, che li abbiano conosciuti o meno.

In questa fase, i figli adottivi possono allontanarsi, senza volerlo, dai propri genitori, perché subentrano sentimenti diversi e problematici, come la sensazione di stare “tradendo” la propria famiglia adottiva per andare alla ricerca delle proprie origini. In questa situazione i ragazzi possono essere portati a chiudersi in sé stessi e a non parlare con nessuno, non permettendo che in questa ricerca entri la propria famiglia che, molto spesso, si trova purtroppo impreparata e disorientata di fronte a un momento come questo.

“Sono tante le situazioni – spiega per esempio il sito Universomamma.it in cui si verificano dinamiche del genere, dal momento che diversi minori adottati hanno un’età tale in cui ricordano le loro famiglie di origine e hanno il desiderio di conoscerle. Dunque sono momenti che, anche se difficili, bisogna affrontare con grande forza e soprattutto essendo uniti. Ciò non significa che il ragazzo adottato sia un ingrato o voglia meno bene ai proprio genitori adottivi, ma è normale che voglia capire fino in fondo chi sia e da dove viene. Per questo motivo, bisogna sempre essere pronti al dialogo in modo tale che il ragazzo, se dovesse affrontare una fase di questo tipo, possa trovare nei genitori adottivi un’ancora di salvezza”.

La cosa da fare, anche se dolorosa, è perciò quella di accompagnare il proprio ragazzo in questo difficile percorso, di non lasciare che faccia da solo. Un simile passaggio può portare la famiglia a essere ancora più unita.

Chiunque volesse approfondire, può contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori al numero 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it.