Illegittimo l’affido eterofamiliare se è carente il giudizio di inidoneità dei nonni e dei prozii

Una sentenza della Suprema Corte ha rimesso in discussione la scelta di affidare una minore a una famiglia estranea e chiede maggiori approfondimenti sulla relazione tra la bambina e i suoi parenti

Vogliamo considerare una sentenza della Suprema Corte n. 27550, risalente all’anno 2021, ma che tratta un tema molto delicato: l’approfondimento delle indagini sull’idoneità di nonni o altri parenti per l’affidamento di minori allontanati dai genitori per loro incapacità genitoriale.
Abbiamo già commentato una situazione simile considerando una sentenza più recente della Cassazione che censurava l’inerzia di servizi sociali incaricati di approfondire e operare tutte quelle attività volte a comprendere quale poteva essere la migliore collocazione per i minori (qui).

Il caso di una minore allontanata dai genitori

Nel caso che prendiamo in considerazione la situazione riguarda una minore allontanata dai genitori per validi motivi, tanto che veniva loro tolta la responsabilità genitoriale.
La minore veniva affidata al comune con collocamento presso una famiglia affidataria; gli altri parenti, nonni e prozii che si dichiaravano disponibili all’affido, venivano ritenuti inadeguati, i primi per il loro atteggiamento superficiale e collusivo (la nonna paterna avrebbe cercato di occultare le violenze che il figlio – padre delle minori – avrebbe  perpetrato sulla moglie e le figlie) e i secondi per una eccessiva differenza di età con le minori.
Il Tribunale decideva che i nonni e gli zii dovessero conservare la relazione con la nipote mediante incontri progressivamente più intensi.
La Corte d’Appello confermava la decisione del Tribunale di primo grado. La sentenza d’appello veniva impugnata dal tutore della minore e depositava una valutazione del CTU che prevedeva l’affido extrafamiliare ai prozii perché questa soluzione “costituiva la giusta mediazione tra l’opportunità di preservare i legami con la famiglia di origine e la necessità di fornirle un accudimento stabile ed adeguato”. Aggiungeva il consulente l’esigenza che si stabilissero regole e limiti chiari e si mantenesse una gestione ferma e concludeva che la natura e le criticità della famiglia di origine non erano incompatibile con la soluzione dell’affido extrafamiliare ai prozii.
La Cassazione accoglieva l’impugnazione e rinviava alla Corte d’appello, riscontrando la pochezza delle indagini e delle motivazioni svolte nei gradi precedenti sulla beneficità del collocamento presso i parenti.
Rispetto ai nonni la Corte afferma: “deve rilevarsi che non viene svolta alcuna valutazione comparativa tra il riscontrato buon rapporto dei nonni con la nipote, il carattere continuativo e stabile della relazione e la positiva valutazione del corso degli incontri protetti e le caratteristiche negative di entrambi, centrate sul narcisismo e l’intrusività del nonno paterno e l’atteggiamento di sottovalutazione dei comportamenti violenti del figlio da parte della madre. La Corte ha omesso di operare un bilanciamento effettivo tra i due profili, elidendo radicalmente dalla valutazione finale l’incidenza della relazione affettiva e continuativa della minore tra i nonni e la minore.”
Rispetto ai prozii conclude: “deve rilevarsi come ciò che non viene in luce, è la relazione che questi due nuclei familiari disponibili all’affido, ed in particolare i prozii, hanno stabilito con la minore e la sua rilevanza nello sviluppo psicofisico della stessa, così come risulta radicalmente carente la valutazione della continuità e della non estraneità dei due nuclei rispetto all’inserimento in una famiglia nuova ed estranea”.

Il pericolo di una valutazione superficiale

Come ogni volta che ci troviamo di fronte a situazioni così complesse, la questione di approfondimenti sulle reali capacità dei genitori e dei parenti prossimi si scontrano con la necessità dell’urgenza di dare ai minori una collocazione adeguata, non solo per il futuro, ma anche per il presente, poiché valutazioni troppo lunghe ritarderebbero la decisione e manterrebbero i minori in uno stato di precarietà dannoso, ma delle valutazioni brevi e quindi superficiali risulterebbero facilmente erronee e altrettanto lesive. Poi vi sono situazioni in cui indagini e tentativi di mantenere i minori presso i genitori si svolgono in tempi eccessivi (il supporto alla genitorialità era stato fornito e svolto per tre anni senza dare risultati) per terminare con decisioni che vengono rigettate successivamente causando per i minori danni difficilmente riparabili.