La scelta del minore capace di discernimento prevale sui condizionamenti dei genitori

Una sentenza della Corte di Cassazione ha certificato che, in caso di separazione, il parere del minore ha più valore di qualsiasi condizionamento possa essere stato esercitato da uno dei genitori

La Corte di Cassazione ha messo il punto su una questione piuttosto intricata nata in merito alla richiesta di un padre di affidamento della figlia dodicenne in quanto, a suo giudizio, condizionata dalla madre.

 Affidata alla madre dopo due gradi di giuizio

La questione era già passata per i primi due gradi di giudizio: inizialmente era stato il Tribunale di Macerata ad affidare la figlia dodicenne della coppia separata ai Servizi Sociali, regolamentando il diritto di visita del padre e imponendo a quest’ultimo l’obbligo del versamento dell’assegno di mantenimento. Una decisione poi confermata dalla Corte di Appello di Ancona.

A questo punto il padre ha deciso di ricorrere in Cassazione, sottolineando l’inadeguatezza delle modalità in cui era stata assunta l’audizione della figlia, effettuata dal Giudice istruttore di primo grado senza un soggetto specializzato e – riporta il sito newsicilia.it “con modalità tali da inficiare la genuinità e l’autenticità delle dichiarazioni, con conseguenti ricadute negative sui successivi provvedimenti finalizzati a regolamentare la presenza della figlia con ciascuno dei genitori, nonostante fosse già stato accertato, in sede di separazione, il condizionamento esercitato dalla madre sulla figlia”.

Il parere del minore è decisivo

La Cassazione ha prima di tutto sottolineato che l’audizione della minore era avvenuta secondo i termini di legge, con la presenza anche di un consulente tecnico nominato d’ufficio dal Tribunale. Inoltre, ha ribadito la necessità, nei casi di separazione tra coniugi “ove si assumano provvedimenti sull’affidamento dei figli”, di ascoltare il minore infra-dodicenne capace di discernimento, dandogli così modo di partecipare attivamente a un procedimento che lo riguarda.

Proprio in base a questa “capacità di discernimento” la Corte ha evidenziato come, avendo la figlia scelto di restare con la madre, il suo parere prevalesse su qualsiasi possibile condizionamento posto in essere e, quindi, l’affidamento deciso e ribadito nei primi due gradi di giudizio non andasse modificato.