Alcune famiglie si trovano a vivere la difficoltà di accompagnare i propri figli minorenni come autori di reati.
Alcune famiglie si trovano a vivere la difficoltà di accompagnare i figli minorenni che hanno commesso reato. È cruciale, per l’esperienza di crescita, il come si vive questo percorso, sia per il ragazzo autore di reato che per il nucleo familiare.
Di per sé, il mondo degli istituti penitenziari, accanto alla valenza punitiva, deve necessariamente possedere anche una forte componente educativa, sia per i minori che per gli adulti.
Educare e Riparare
Emerge fin da subito, la fortissima valenza “riparatrice ed educativa” che viene dedicata dal legislatore, al minore autore di reato.
La giustizia riparativa pone al centro la vittima e i danni ad essa provocati in conseguenza del reato. Il suo obiettivo è la conciliazione tra la vittima e l’autore del fatto, oltre alla riparazione delle conseguenze.
L’ autore del reato quindi, non si pone più come “soggetto passivo” destinatario di una sanzione, ma diventa “soggetto attivo”, a cui è chiesto di rimediare agli errori commessi ed ai danni procurati attraverso la sua condotta criminosa.
La messa alla prova. In cosa consiste?
In particolare, per i minori che commettono reato, il nostro ordinamento ha previsto, come alternativa alla detenzione, l’istituto della sospensione del processo e della messa alla prova, misura che può consentire l’applicazione della mediazione penale e delle altre strategie di giustizia riparativa.
La misura di messa alla prova si può applicare a qualsiasi tipologia di reato e può avere una durata massima di tre anni.
La sospensione del processo prevede che il minore venga “messo alla prova” sulla base di un progetto educativo predisposto dai servizi sociali. Il progetto può prevedere diversi contenuti decisi in relazione alle caratteristiche del minore: si può trattare di prescrizioni che possono riguardare lo studio o il lavoro, lo sport, le attività sociali o il volontariato. In alcuni casi il giudice può anche prescrivere azioni dirette a riparare le conseguenze del reato e a promuovere la conciliazione del minorenne con la persona offesa.
L’esito positivo della messa alla prova comporta l’estinzione del reato. Al contrario quello negativo comporta la ripresa del processo da dove era stato interrotto.
Con questa misura viene valutata l’evoluzione della personalità del minorenne in senso dinamico, orientando quindi la decisione alla possibilità di cambiamento prodotta direttamente nel soggetto.
La trekking therapy. Così si aiuta a riflettere
Molti sono i progetti realizzati per i ragazzi “messi alla prova”: da laboratori di falegnameria, alla scrittura, a esperienze di trekking therapy organizzate per rileggere l’esperienza del reato da chi lo ha commesso e guardare alla propria condizione esistenziale, come accade con “A Piedi” progetto per il quale, la Cooperativa sociale Area onlus di Barghe (Brescia) è una dei soggetti capofila.
La Cooperativa Area onlus è partner di AiBi nel progetto Pan di Zucchero Valsabbia (BS), grazie al quale, tramite la partecipazione a percorsi innovativi, i ragazzi possono mettersi alla prova e innescare un cambiamento.
L’importanza della famiglia
Generalmente quando un soggetto viene chiamato ad effettuare una trasformazione, in modo indiretto anche gli altri soggetti attorno a lui sono chiamati a subire la trasformazione o a trasformarsi anche loro. Questo accade anche quando ad un minore viene prospettato il progetto di messa alla prova.
È importante per il ragazzo avere attorno a sé la sua famiglia pronta a credere nel suo reale cambiamento, capace di affrontare le sue paure e le sue titubanze o le insicurezze che un percorso come questo può portare a vivere.
Se come famiglia vi trovate a vivere questa esperienza, il consiglio che il nostro CEFAM può offrirvi è di non vivere da soli questa trasformazione, ma di affidarvi a personale esperto e qualificato, in modo da poter camminare insieme a vostro figlio nel percorso di crescita.
Per maggiori informazioni o dettagli sul percorso che si può avviare ecco i nostri contatti: 3400088431 mail: cefam@coopaibc.it
Staff AIBC