Il parere della psicologa Marina Zanotta: “Non dobbiamo correre il rischio di diventare ‘genitori spazzaneve'”
Come gestire la rabbia dei bambini? Una sfida non di poco conto. Sperimentata, soprattutto, durante il lungo periodo del lockdown, quandi i più piccoli, privati della scuola e delle uscite, sono rimasti per lungo tempo reclusi in casa. La dottoressa Marina Zanotta, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva e autrice del libro “Stiamo calmi. Gestire la rabbia dei bambini senza farsene contagiare”, ha dato qualche suggerimento in un’intervista con il magazine Vanity Fair.
Innanzitutto, secondo la psicologa, la rabbia non è un sentimento da intendere necessariamente in modo negativo. “Siamo noi – spiega – a darle un’accezione negativa ma le emozioni sono emozioni e basta. Chiaramente quelle che ci mettono più in difficoltà o che non ci fanno stare a nostro agio vengono facilmente etichettate come negative. In realtà sono fondamentali perché ogni emozione ha un suo scopo. La rabbia, per esempio, serve a fare da paladina della giustizia quando c’è qualcosa che ci impedisce di arrivare al nostro scopo”. La rabbia, però, manda in crisi i genitori “per due motivi essenzialmente: uno affettivo, perché come genitori vorremmo sempre vedere i nostri figli soddisfatti e sapere che a volte siamo noi a scatenare la loro frustrazione ci fa sentire in colpa. L’altro perché spesso la rabbia dei bambini, proprio perché pura e istintiva, è davvero molto potente. Noi adulti abbiamo una rabbia che è modulata da schemi sociali mentre i bambini sono emozione pura e quando si arrabbiano urlano, possono diventare aggressivi, manifestano insomma tutta una serie di reazioni a cui noi adulti non siamo più abituati e che ci fanno sentire impotenti”.
Rabbia dei bambini. Come gestirla? Lo spiega l’esperta
“Viviamo nell’epoca – prosegue la dottoressa – dei genitori performanti o come sono stati definiti, genitori spazzaneve. Ci illudiamo di rimuovere tutti gli ostacoli che i figli possono incontrare nel loro cammino senza capire, non solo che è impossibile farlo, ma che finiamo per creare un gap tale per cui quando il bambino si troverà davanti all’ostacolo senza la mamma o il papà di fianco non saprà come affrontarlo e reagirà con rabbia o peggio ansia e vissuti di impotenza”.
Altro fatto da considerare, secondo la dottoressa Zanotta, è che la rabbia non è un capriccio. “I capricci per come li intendiamo noi – sostiene – non esistono. Quelli che noi chiamiamo capricci sono delle manifestazioni che il bambino mette in atto con quello che è il suo linguaggio. Non possiamo pretendere che un bambino di 3 anni possa capire quello sente, interiorizzarlo e dare una spiegazione logica. Questo non significa naturalmente che i genitori devono concedere tutto ma devono sicuramente provare a leggere la situazione e a restituirla in qualche modo al bambino”.
Quindi cosa fare di fronte a un’esplosione di rabbia del proprio figlio? “Quando vediamo emergere nel bambino una manifestazione di rabbia – spiega ancora la psicologa – intanto gliela riconosciamo, anche solo a parole: ‘sei arrabbiato’, ‘sei triste’. È bene spiegargli quello che sta provando, dirgli come si chiama quell’emozione, insegnargli cioè che quello che sta provando, tutto quell’insieme di sintomi anche fisici, ha un nome specifico. In questo modo legittimiamo il bambino a provare quello stato d’animo, senza dirgli che è qualcosa che non ci piace. Poi è possibile insegnare un modello di gestione della rabbia, spiegare che ci sono modi diversi per esprimerla, che si può trovare una soluzione: naturalmente questi comportamenti non funzionano al primo momento ma alla lunga permettono al bambino di conoscere le sue emozioni e di conseguenza di modularle. La rabbia va prima ascoltata e osservata e poi gestita. Molti genitori mi dicono ‘le ho provate tutte non so più cosa fare’. La verità è che spesso non c’è niente da fare: bisogna semplicemente fermarsi e osservare. A quel punto verrà sempre più facile capire come affrontare insieme il momento di rabbia”.
Per approfondire l’argomento o richiedere una consulenza sulle tematiche relative al sostegno alla famiglia è possibile contattare il CEFAM – Centro Europeo Formazione Accoglienza Minori allo 3400088431 oppure scrivendo all’indirizzo mail cefam@fondazioneaibi.it.