Testosterone e ossitocina: i due ormoni che trasformano un papà in un mammo

Padri più presenti con i figli e più disponibili a prendersene cura: è una questione di biologia, con il testosterone che diminuisce e l’ossitocina che aumenta più si sta a contatto con il neonato

Un tempo erano quasi esclusivamente le donne a prendersi cura dei figli, mentre i padri, più assenti, si occupavano di mantenere la famiglia e dettare le regole. Per lo meno, questo è il modello della famiglia patriarcale che la storia ha tramandato.
Oggi le cose sono cambiate, magari non quanto tanti si augurerebbero, ma sicuramente ci si sta allontanando da questo schema. Un fatto culturale e di cambiamenti della società? Sicuramente sì, ma non solo. È anche una questione di biologia.

I livelli di testosterone e ossitocina cambiano quando si diventa papà

A sostenerlo – come riporta un articolo di D. la Repubblica – è l’antropologo americano James Rilling, che in uno studio condotto con il suo team dell’Emory College ha dimostrato come i livelli di testosterone in un gruppo di padri di bambini di circa 3 anni fosse del 20% inferiore rispetto a un gruppo di padri senza figli. Non solo, questo ormone così centrale nel definire i comportamenti maschili, era ancora più evidentemente in calo in quei papà che avevano un ruolo importante nella cura dei figli rispetto ai padri meno coinvolti.
A dare manforte alla tesi biologica del cambiamento relativo ai papà, ci sono anche due studi dedicati all’ossitocina, che hanno mostrato come i padri a cui veniva somministrato questo ormone mostrassero maggiore empatia verso i figli. L’esperimento, come detto, faceva aumentare forzatamente i livelli di ossitocina, ma, nella realtà, c’è anche un metodo naturale che ha lo stesso effetto: stare a contatto con il neonato. Il ché porta a dire che: più un papà si prende cura del figlio fin da subito, più aumenta il benessere suo e del figlio stesso (l’aumento dell’ossitocina, infatti, vale anche per lui).

Un cambiamento storico

A questo punto, viene da chiedersi come mai, se i processi che si innescano sono fisiologici, un tempo gli uomini si comportassero tanto diversamente. Sulla questione, riporta sempre l’articolo di D. la Repubblica, ha una sua autorevole opinione il professore del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna Franco Baldoni: oggi ci sono le prove che il sistema nervoso dell’uomo si modifica trascorrendo del tempo a contatto con il neonato, ma questa è una conquista recente dell’evoluzione, frutto del passaggio dalla famiglia patriarcale a quella mononucleare.
Prima, in sostanza, il vivere all’interno di famiglie numerose e “allargate” faceva sì che a sostenere la donna in gravidanza ci fosse una rete di altre donne, mentre l’uomo era sostanzialmente escluso, occupandosi, invece, degli aspetti più economici ed “educativi” (se per educazione si intende stabilire delle regole di riferimento e non accudire e crescere un figlio nella quotidianità). Oggi, con i nuclei che si sono ristretti, con le donne che hanno incominciato a lavorare di più fuori casa e con i cambiamenti legislativi, anche gli uomini sono stati coinvolti da questo cambiamento globale.

Un cambiamento che porta con sé maggiore condivisione dei ruoli, ma anche maggiori disturbi psicologici e comportamentali. E se della difficoltà del periodo “post partum” della donna tanto si è detto, molto poco si sa delle problematiche maschili. Studi recenti, invece, hanno dimostrato che il 10% degli uomini soffre di disturbi affettivi durante il primo anno di vita del figlio. I sintomi, nei loro casi, sono più quelli della rabbia e dell’ansia, con il rischio annesso di dipendenze patologiche verso le droghe, i social, il gioco…

In Australia esiste un servizio di assistenza pensato proprio per i neo papà, in Europa e in Italia siamo più indietro da questo punto di vista, forse ancora un po’ fermi sullo stereotipo dell’uomo che deve essere forte e non può ammettere debolezze. Per fortuna, le cose stanno cambiando anche in questo senso, e chissà mai che i figli, oggi accuditi anche dai papà, una volta cresciuti non possano portare a compimento la trasformazione.