I capricci dei bambini: come interpretarli e cosa rispondere

Ogni genitore si trova a dover fare i conti con i capricci dei figli. Mettersi in ascolto e capire i bisogni da cui derivano aiutano a decidere quale sia l’atteggiamento giusto da tenere

Se esistesse un bambino che non fa i capricci… ci sarebbe da preoccuparsi. Perché, per quanto possano mettere a dura prova i genitori, portarli all’esasperazione e precipitarli nell’insicurezza su come sia giusto reagire, i cosiddetti “capricci” rimangono una delle principali modalità con la quale i bambini più piccoli manifestano un bisogno, un’opposizione, un disagio, una richiesta

Come rispondere ai capricci dei bambini: cedere o resistere a oltranza?

La domanda che tutti i genitori si pongono, davanti a un capriccio, è se sia giusto imporsi oppure, a volte, sia lecito cedere. La risposta non è per nulla semplice, ma diventa quasi impossibile se, prima, non ci si sofferma su un presupposto: i capricci, prima di tutto, vanno “ascoltati”.

Perché un bambino è una piccola persona e, come tale, seppure “in miniatura” ha in sé quelle complessità che caratterizzano ogni essere umano. Quando si è grandi, sbalzi di umore, stanchezze, pensieri… possono essere più facilmente razionalizzati, mentre, quando si è bambini, la via che queste stesse sensazioni trovano per esprimersi può diventare, spesso, quella del capriccio.

Ecco, allora, che la posizione giusta che un genitore dovrebbe prendere è quella di porsi nell’atteggiamento di chi cerca di capire quale sia il bisogno che, con quel capriccio, il figlio sta manifestando.

Nei neonati, per esempio, anche il semplice stimolo della fame, trova la via di espressione più immediata nel “capriccio”, che, dunque, in questo caso, è indice di un bisogno più che giustificato. Ed è solo ascoltando davvero il figlio che si può arrivare a comprendere i bisogni e le richieste che ci sono dietro i pianti.

Lo stesso ascolto, poi, sarà quello necessario per capire come comportarsi davanti ai capricci di bambini più grandi, i cui bisogni non sono più così primari e nei confronti dei quali la risposta diventa un vero e proprio test educativo.

Scegliere come rispondere ai capricci dei bambini è un modo di fare educazione

Come spiega Paola Marchionne, esperta psicopedagogista e consulente educativa, in un articolo su Nostro Figlio.it: “La risposta che il genitore decide di dare ai capricci deve essere uniformata al suo modo di fare educazione. Si tratta, in sostanza, di una scelta educativa. Ignorarli, non ignorarli, rispondere, cercare di spiegare, sgridare: qualunque sia la scelta, in fondo non è altro che lo specchio del modo in cui il genitore fa educazione”.

Ecco, allora, che la risposta giusta alla domanda iniziale “resistere o cedere”, diventa secondaria rispetto a “che percorso educativo voglio affrontare con mio figlio”?

Una risposta giusta, va da sé, non esiste, perché quello che può rivelarsi efficace in un caso, può non esserlo in un altro. Lo stesso imporre delle regole, metodo sostanzialmente condiviso da tutti, può portare a un effetto contrario, motivo per il quale l’educatore Gianluca Daffi ha scritto un libro che propone una approccio educativo “positivo”, che più che sulle regole punti alla ricerca della collaborazione con i figli e alla stimolazione della loro autonomia.

Come sempre, quando si parla di figli, metodi universalmente validi e condivisi non ce ne sono. Ma parlare dei propri dubbi, confrontarsi e porsi in ascolto (degli altri e dei propri bambini) e sicuramente il miglior punto di partenza.