Adolescenti. Cosa significano quei tagli sulle braccia?

Disagi e difficoltà tipiche dell’età degli adolescenti, con il lockdown imposto dal Covid sono esplosi e aumentati. Un grido di dolore e di bisogno da parte dei ragazzi, che spesso non trova chi è disposto ad ascoltare

Il Covid, lo si è detto e ripetuto da più parti, non ha portato solo i problemi, tanti ed enormi, strettamente legati alla malattia, ma ha trascinato nel vortice dell’emergenza anche tutta una serie di servizi che hanno smesso di funzionare come in precedenza e, soprattutto, hanno fatto esplodere situazioni di disagio che ci sono sempre state ma con numeri e dimensioni non così drammatiche.

Il vuoto che divora gli adolescenti

Tra i più colpiti ci sono gli adolescenti, ragazzi che attraversano l’età più difficile e delicata e che in molti casi si sono sentiti sottrarre quella dimensione sociale tanto indispensabile per crescere, condividere, comprendere.
I disagi e i disturbi tra i ragazzi ci sono sempre stati: il senso di vuoto, il peso di una scuola trasformata in una fabbrica di voti e incapace di comprendere le persone, la voglia di chiudersi nella cameretta, lontano dal resto del mondo, la rabbia che porta a farsi dei tagli sulle braccia: per sfogarsi contro se stessi e annegare nel dolore fisico l’ansia e il vuoto interiori.

Oggi, però, tutti queste sensazioni vengono amplificate e i servizi che possono aiutare gli adolescenti sono fermi: day hospital rimandati, le terapie di gruppo sospese, le attività alternative (dallo yoga al teatro) nelle quali qualcuno aveva trovato un supporto passate in modalità online, quando va bene.

Cresce il disagio e aumentano gli episodi di autolesionismo

E il disagio cresce, nei ragazzi come nelle famiglie, impotenti di fronte a questo “mostro” che divora i loro figli da dentro. Lo si è visto, come esempio, in un recente fatto di cronaca riguardante due ragazzi di Cassina de’ Pecchi, grosso centro della cintura milanese: due adolescenti di 14 e 17 anni che si sono inferti dei tagli ai lati della bocca per assomigliare a Jocker, il “cattivo” di Batman, seguendo la pratica chiamata del “Glasgow smile” nata negli ambienti degli hoolingan inglesi.

“Le spinte autolesionistiche tra i ragazzi purtroppo sono sempre esistite – ha sottolineato anche il Procuratore del Tribunale dei Minori di Torino Ciro Cascione al Messaggero. Ma il lockdown potrebbe aver acuito una situazione di disagio in una vicenda di pura sofferenza umana”.

Un grido di dolore che prende forma di tagli sul proprio corpo, sperando che qualcuno lo ascolti.