Lo studio: come evitare i rischi dello sharenting?

Secondo uno studio della Northumbria University, del 2019il genitore medio condivide quasi 1500 immaginidei propri figli prima del 5°compleanno e l’80% dei bambini è presente online già all’età di due anni

Fotografare un nipotino per i nonni o il figlio per i genitori in una festa di compleanno o durante il bagnetto, mentre gioca con l’acqua e l’immancabile papera, è quanto di più naturale e affettuoso possa accadere, o meglio lo pensiamo, ma dobbiamo premunirci, perché, questo gesto, che chissà quanti hanno fatto, da quando esiste la fotografia, per immortalare un momento di gioia a futura memoria, non debba trasformarsi in qualche cosa di spiacevole.

Si chiama “sharenting”, leggiamo su quicomo.it, la tendenza ad esibire costantemente sui social, i propri figli minori. Mentre una volta, le foto fatte ai piccoli, rimanevano visibili, solo a pochi familiari e amici, custodite nel portafoglio o in album sistemati nei cassetti di qualche mobile di casa, ora la moda del momento è di travalicare gli spazi familiari, ricercando l’approvazione e il gradimento, con un bel mi piace, da parte di sconosciuti e più numerosi sono gli attestati di ammirazione, più siamo soddisfatti.

 Pochi si rendono conto del rovescio della medaglia, ovvero che fra gli sguardi rivolti alle foto dei propri bambini, ve ne possono essere alcuni non sempre raccomandabili e innocenti. Inoltre, non trascuriamo che anche gli stessi soggetti delle foto, una volta cresciuti, potrebbero non gradire, di essere stati ripresi. Quindi, prima di caricare foto dei nostri piccoli sui social, prendiamo qualche precauzione, scegliendo le inquadrature più opportune.

La Northumbria University, spiega sempre il web magazine riportando quanto appreso da Today, nel 2019 ha effettuato uno studio che ha riguardato il 42% dei genitori del Regno Unito, in cui, stando all’indagine, il genitore medio condivide quasi 1500 immagini, dei propri figli prima del 5°compleanno e che l’80% dei bambini è presente online già all’età di due anni. Il rischio è di avere costruito al bambino una identità digitale, che non sappiamo se quando cresciuto, gradirà o meno.

La psicologa e psicoterapeuta, Francesca Castro, intervistata sull’argomento, ritiene che a volte non venga ben valutata l’opportunità di condividere sui social, alcune immagini, magari senza considerare i contesti che ritraggono. Viene sottolineato il rischio, che l’immagine del minore, possa esporlo ad adescamento e a reti implicate nella pedofilia.

È opportuno tenere presente, che tutto quello che immettiamo nella rete, non è più sotto il nostro controllo.

Tutti dovremmo imparare come mettere i filtri per la privacy e come bloccare i siti pericolosi. È evidente quanto sia necessario saper gestire il mondo di internet e non avventurarvisi in modo inconsapevole, senza le necessarie conoscenze.

Anche SKY parla di questo problema, ovvero della condivisione online (share) di immagini di bambini da parte dei propri genitori (parenting). Molti sono i rischi, che vanno dal già citato mancato gradimento dei diretti interessati di ritrovarsi online, sino al rischio di pedopornografia. Gianluigi Bonanomi autore del libro Sharenting, cita che anche il cyberbullismo possa prendere spunto, da immagini inappropriate, messe sui social.

Quando a volte ci sentiamo obbligati ad inviare foto dei nostri figli, a nonni o parenti lontani, usiamo il nostro buon senso e mai quando ritraggono momenti di privacy. Dobbiamo essere consapevoli, dei rischi che un uso di internet incauto può farci correre e in particolare delle conseguenze per i nostri figli.