Ti sei mai chiesto: “Ma che genitore sono?”

Spesso, quando si parla ai neo genitori, si tende a dire loro che “con i bambini si fa così…”. Ma, in realtà, ciascuno dovrebbe costruire la propria relazione con il figlio aprendosi all’ascolto. Di se stessi e dell’altro

A tutti i genitori sarà sicuramente capitato, specie all’inizio del loro cammino di mamma e papà, che da più parti gli arrivassero consigli di ogni tipo. In buona fede, per carità, ma tante volte il bombardamento finisce per creare più confusione che altro: la nonna che dice di non tenerlo in braccio troppo, l’infermiera che suggerisce di allattare al seno più che si può, il post su Facebook che “insegna” che i bambini si devono addormentare da soli… L’elenco potrebbe proseguire all’infinito, ma la verità è che ogni bambino, così come ogni mamma e ogni papà, è un essere umano unico e irripetibile e, proprio per questo, non possono esserci delle regole precostituite che siano valide per tutti.

Bisogna scegliere in autonomia che tipo di genitore si vuole essere

Lo sottolinea la Psicologa Eleonora Damiani in un articolo apparso su NostroFiglio.it che sottolinea come i genitori o chi si deve occupare di un bambino possono fare affidamento solo sulle proprie capacità e sulla propria consapevolezza di “essere in grado”.

Non avere un metodo sicuro, certo può spaventare, ma è anche l’unica via che permette la crescita e lo sviluppo del proprio modo di essere genitore.

Bisogna avere il coraggio di scegliere, ascoltando i consigli, certo, ma valutando con la propria testa, senza adeguarsi a un “protocollo” ma concedendosi la possibilità di sperimentare e mettersi in gioco.

In un primo momento questo approccio può spaventare, perché significa addentrarsi in un terreno sconosciuto, dove non ci sono sentieri già tracciati da seguire o regole predefinite. Quello che si impara, lo si impara con l’esperienza, mettendosi in ascolto e concedendosi, anche, di sbagliare. Ma scrivendo la propria storia in prima persona.