Conviviamo ma non siamo sposati. Possiamo pensare all’adozione internazionale?

Buongiorno,

scrivo dalla provincia di Parma, ho 34 anni. Fidanzata da 17 anni, convivente da 5 ma non sposata. Io e il mio compagno abbiamo una bambina di quasi 3 anni. Secondo voi con queste condizioni di base è possibile per noi pensare all’adozione internazionale?

Grazie, grazie e ancora grazie per quello che fate.

Annamaria

Cara Annamaria,

grazie per essersi rivolta a noi e darci la possibilità di ritornare su un interrogativo già affrontato ma ricorrente tra le coppie che si avvicino per la prima volta all’adozione internazionale.

Ma veniamo al suo quesito. Per  l’adozione internazionale – ovvero l’adozione di un minore straniero – sono previsti gli stessi requisiti che per l’adozione nazionale secondo l’art. 6 della legge 184/83 (modificata dalla L.149/2001) che disciplina l’adozione e l’affidamento. L’art. 6 comma 1 della legge nazionale sull’adozione n.149 recita così: “l’adozione è consentita a coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni. Tra i coniugi non deve sussistere e non deve avere avuto luogo negli ultimi tre anni separazione personale neppure di fatto.”

Il comma 4 dello stesso art. 6, specifica, inoltre, “il requisito della stabilità del rapporto di cui al comma 1 può ritenersi realizzato anche quando i coniugi abbiano convissuto in modo stabile e continuativo prima del matrimonio per un periodo di tre anni, nel caso in cui il tribunale per i minorenni accerti la continuità e la stabilità della convivenza, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso concreto.”

Pertanto, cara Annamaria, essendo voi conviventi da più di 3 anni, potrete intraprendere il percorso dell’adozione internazionale subito dopo esservi sposati e sempre che la convivenza è stata stabile e continuativa almeno negli ultimi tre anni.

Per qualsiasi ulteriore informazione non esiti a contattarci telefonicamente al numero 02 988 221 o scriverci all’account adozioni@aibi.it, saremo lieti di darle ogni chiarimento e rispondere a tutte le sue domande.

Un cordiale saluto,

Irene Bertuzzi