Adozione. Griffini “5 nuovi strumenti per salvare l’adozione internazionale in Italia”

Oggi, il mondo delle adozioni è profondamento cambiato e il bisogno di protezione di 140milioni di minori nel mondo privi di cure genitoriali ci impone di esplorare nuove forme di adozione. “Nuovi strumenti da affiancare all’adozione sono necessari” dice Griffini che lancia le 5 frontiere della riforma delle adozioni.

Nuove forme di adozione, è questo il tema – e la sfida – che ha animato  il convegno di Firenze di venerdì 19 ottobre “L’accoglienza di bambini in stato di abbandono nel mondo: strumenti giuridici a confronto” organizzato dalla CAI e dall’Istituto degli Innocenti.

Laura Laera, vicepresidente CAI, nel ricordare l’impegno della commissione per riallacciare i rapporti con molti Paesi di origine e dar seguito ad accordi bilaterali firmati e rimasti inattivi per inadempienza e disinteresse della precedente gestione CAI, ha invitato a  “provare a  immaginare, e lo dico rivolgendomi ai molti colleghi dei tribunali dei minorenni presenti nuove formule di flessibilità.”

Riportando l’esempio della Bielorussia, con 1140 bambini adottati nel 2019, Laera ha ricordato che “molti di questi percorsi adottivi sono cominciati nella formula dei soggiorni terapeutici che ha portato alla costruzione di percorsi adottivi di successo”.

Stefania Congia, dirigente della Divisione di Politiche d’integrazione sociale e lavorativa dei migrati e tutela dei minori stranieri presso il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, facendo il punto sui minori accolti temporaneamente in Italia nell’ambito dei programmi solidaristici di accoglienza, si sofferma sull’impasse normativo “finora ci siamo mossi sull’assoluta incompatibilità tra questi programmi (solidaristici) e le adozioni, ma la domanda da porsi è se questo ha ancora senso, visto che in alcuni Paesi la procedura di adozione e invece proceduta proprio da queste esperienze”.

In 17 anni, dal 2000 al 2017 sono stati oltre 560 mila i minori che hanno soggiornato nel nostro paese –  da nord a sud, isole comprese –  grazie all’impegno di famiglie volontarie italiane residenti nel 70% dei casi in piccoli comuni. 10 mila solo nel 2017.

Secondo Griffini, presidente di Amici dei Bambini, “c’è oggi un problema a livello mondiale, molti Paesi chiudono le adozioni internazionali perché non hanno alternative, la comunità internazionale dovrebbe offrire loro strumenti per creare un sistema organico di aiuti all’infanzia abbandonata”.

Per Griffini sono cinque le nuove frontiere dell’adozione: l’adozione aperta, adozione del concepito (ovvero l’adozione di un bambino già durante la gravidanza della madre), adozione europea, kafala e vacanze preadottive.

Su questo fronte Ai.Bi. già nel 2014 aveva avviato la collaborazione con l’Instituto Colombiano de Bienestar Familiar (ICBF), l’ente centrale per le adozioni della Colombia: due-tre settimane di soggiorno in famiglia, per bambini grandi e adottabili, in famiglie in possesso di decreto di idoneità, per conoscersi reciprocamente.  La Colombia recentemente ha ripreso il progetto e rispetto al passato è disponibile a pagare le spese di viaggio per il minore e per un accompagnatore. Lo sta facendo già con USA e Francia e sta chiedendo da mesi di farlo in Italia. I dati dicono che 7-8 ragazzini su 10 vengono adottati,

Nuovi strumenti da affiancare all’adozione sono necessaricontinua Griffini – “perché ci sono tante emergenze: l’aborto, i bambini grandi, i minori non accompagnati, emergenze dovute a guerra, catastrofi …  Tutti strumenti che rispondono alla necessità di protezione del minore e recuperano quel concetto per cui dare una famiglia a un bambino è un atto di giustizia, che è alla base dell’adozione stessa”