Convegno CAI Firenze. Il “motore” dell’adozione internazionale si sta rimettendo in moto. Concreti segnali di speranza dalla Vicepresidente Laera

“A breve firmeremo un accordo bilaterale con Slovacchia e daremo attuazione agli accordi bilaterali rimasti inattivi” – ha annunciato Laura Laera nel Convegno di Firenze – L’accoglienza di bambini in stato di abbandono nel mondo: strumenti giuridici a confronto”.

CAI anticipa i dati adozioni: sostanziale tenuta del numero di adozioni concluse nel primo semestre 2018 rispetto al semestre dell’anno precedente, solo 11 adozioni in meno. Sarà l’anno della salvezza per un prossimo rilancio?

Dopo anni di buio totale, una luce sta apparendo in fondo al tunnel dell’adozione internazionale. È questa la sensazione serpeggiata fra i circa trecento operatori presenti al Convegno L’accoglienza di bambini in stato di abbandono nel mondo: strumenti giuridici a confronto” in corso oggi (19 ottobre) presso l’Istituto degli Innocenti di Firenze.

Mio primo dovere è stato riallacciare rapporti con i Paesi di origine che si erano interrotti nella precedente gestione della CAI” –  ha dichiarato, Laura Laera, vicepresidente della Commissione per le Adozioni Internazionali in apertura dei lavori.

A breve firmeremo un accordo bilaterale con Slovacchia e daremmo attuazione agli accordi bilaterali rimasti inattivi, come l’accordo con il Burundi firmato a luglio 2014. Siglato l’accordo con la Slovacchia, al massimo entro i primi mesi del 2019 ci sarà l’attuazione dell’accordo bilaterale con la Cambogia ” ha aggiunto Laera (ndr: l’Italia si conferma il Paese che in assoluto ha firmato più accordi bilaterali in materia di adozioni internazionali di ogni altro Paese). Alcuni Paesi hanno riaperto le adozioni internazionali dopo anni di chiusura; ad esempio la Bolivia che ha riavviato le procedure adottive nel 2015 dopo 8 anni di blocco.

Certo c’è un problema oggi nel mondo: l’assoluto dominio, a livello globale, del legame di sangue rispetto al supremo interesse del minore a vivere in una famiglia capace di tutelare il suo diritto ad essere figlio. L’attuale situazione delle adozioni internazionali è una cartina di tornasole della percezione dello stato di diritto del minore nel mondo.

Questa cultura porta ad una visione negativa della adozione internazionale che viene ancora vista come uno sradicamento del minore dalla sua terra di origine.” – ha continuato Laera –  “Per questo approccio culturale migliaia e migliaia di bambini restano abbandonati negli istituti del mondo.

Cosa fare allora? Forse l’ adozione internazionale nella sua accezione tradizionale non è più sufficiente per dare una risposta ai milioni di bambini senza cure genitoriali che attendono una famiglia adottiva?

Occorre, dunque, individuare altre forme di accoglienza che potrebbero essere sviluppate anche come adozione internazionale ed è questo il lavoro che – secondo la Vicepresidente della CAI – vedrà coinvolti gli operatori del settore e lo scopo del Convegno.

D’altra parte l’Italia parte da un’ottima base:L’Italia è il Paese più accogliente in assoluto” – ha ricordato Laera – “ e le famiglie italiane adottano bambini che le famiglie di altri Paesi non accolgono. Molti Paesi di accoglienza rifiutano ingressi ai bambini con patologia perché graverebbero sui sistemi sanitari nazionali. Noi non siamo così e spero lo rimarremmo”. C’è però necessità di un post adozione strutturato ha aggiunto.

Il sistema italiano delle adozioni è una risorsa non solo per i bambini abbandonati ma per tutta la società, per questo necessità di nuove forme di accoglienza, anche più flessibili.Così com’è oggi l’adozione internazionale non basta a soddisfare i bisogni dei bambini abbandonati nel mondo: esistono altri strumenti, che magari non partono come adozione, abbiamo il dovere di esplorarli”.

Chiaro il riferimento di Laera ai soggiorni a scopo adottivo per agevolare e facilitare l’adozione di bambini grandi.

Il Convegno diventa occasione per un’anticipazione dei dati sulle adozioni realizzate nel primo semestre.

Da un confronto tra dati semestrali dell’ arco temporale 2012-2018, emerge che a fronte di una drastica riduzione del numero di coppie adottive – più che dimezzate nel periodo – si registra una sostanziale tenuta del numero di adozioni concluse nel primo semestre 2018 rispetto al semestre dell’anno precedente: 501 coppie per 603 bambini, con un età media di 5,5 anni. 11 adozioni in meno rispetto al primo semestre del 2017. La Federazione Russa (74), seguito da India (66), Colombia (61), e Ungheria (58). L’età media dei bambini è di 5,5 anni, in calo rispetto ai 6,1 anni devo 2017.

Stando ai dati anticipati, nonostante la chiusura di diversi Paesi, la CAI confida che il 2018 dovrebbe chiudersi con un numero di adozioni poco inferiore al 2017 –  1439 minori adottati da 1168 famiglie italiane.

Sarà il 2018 l’anno che metterà fine alla crisi delle adozioni internazionali dell’ultimo decennio e il 2019 l’anno del grande rilancio?