Figli di genitori separati: il record dell’infelicità spetta all’Italia

Secondo una ricerca, in Italia solo il 2,6% dei figli di genitori separati vive in affidamento congiunto equo, ovvero quella che sarebbe la condizione migliore per garantire la felicità dei bambini

Una separazione è sempre un momento difficile. Quando ci sono “di mezzo” dei bambini, però, le difficoltà si moltiplicano così come (dovrebbero moltiplicarsi) le attenzioni dei genitori per cercare in ogni modo di tutelare chi di questa separazione è solo vittima.
Sulla carta, la maniera migliore per tutelare i figli e assicurare loro un rapporto sereno con entrambi i genitori è chiedere congiuntamente un affido condiviso. Certo, “chiedere” non basta, perché la difficoltà principale è tradurre nella pratica questo accordo.

Affidamento condiviso equo per tutelare la felicità dei figli

Come riportato da un articolo di Avvenire, è ormai largamente accettato il fatto che un affido veramente “equo” preveda che i figli passino15 notti al mese con un genitore e 15 con l’altro. Purtroppo, però, lo studio pubblicato da Demographic Research, “Joint physical custody of children in Europe”, redatto grazie a una collaborazione che ha visto impegnati docenti dell’Università di Turku in Finlandia e del Wisconsin-Madison, mostra come, su un campione di 9.102 bambini provenienti da 17 Paesi europei, solo il 12,5% dei minori in famiglie separate viva in affidamento congiunto “equo”, mentre il 79,3% vive in affidamento esclusivo (è considerato tale quello in cui un figlio passa oltre 20 notti al mese con un solo genitore). La percentuale rimanente è in condizioni di affidamento congiunto “non equo”, ovvero trascorre con un genitore tra le 16 e le 20 notti al mese.
Se questo è il quadro generale, i numeri che riguardano l’Italia sono peggiori: il nostro Paese è, infatti, uno di quelli nei quali l’affidamento congiunto equo è meno diffuso, riguardando unicamente il 2,6% dei minori. Il 3,5% vive, invece, in affidamento congiunto “non equo”, mentre i figli di genitori separati che vivono in una situazione di affido esclusivo è addirittura del 94,5%.
Per avere un confronto, in cime alla graduatoria c’è la Svezia, in cui l’affidamento congiunto equo riguarda il 41,5% dei figli di genitori separati; seguono la Finlandia con il 23,8% e il Belgio, con il 19,6%.
L’Italia, probabilmente, da questo punto di vista paga il consolidamento di una prassi che, fino a circa 20 anni fa vedeva assegnare quasi “automaticamente” i figli, in caso di separazione, alla madre. Le cose sono cambiate, ma evidentemente i numeri dimostrano che ancora la strada da fare è lunga, per uscire da quella che gli esperti reputano la situazione idealmente peggiore per assicurare un giusto equilibrio ai figli e limitare il conflitto tra i genitori stessi. In una parola: la situazione peggiore per garantire la felicità e il benessere dei bambini.

Lavorare per il benessere dei figli

Chiaramente ogni caso va valutate individualmente e se, per esempio, i genitori separati vivono in città differenti, l’affidamento equo diventa impossibile perché stravolgerebbe la vita dei figli. Ma, laddove praticabile, è la strada migliore (anche se magari più faticosa per i genitori) per assicurare ai propri figli, anche dopo una operazione, l’equilibrio nell’educazione e la felicità di un rapporto il quanto più possibile sereno e felice.
Vittorio Vaccaro, il conduttore televisivo intervistato da Avvenire su questo argomento che da sempre lo vede molto coinvolto, ha proposto 5 consigli per provare a rendere realmente efficace la genitorialità condivisa: prima di tutto i genitori devono collaborare e comunicare per il bene dei figli, anche se tra loro possono essere rimaste incomprensioni e rancori. È fondamentale, poi, essere coerenti e stabilire delle linee guida che valgano quando i figli sono con un genitore o con l’altro. Dall’altro lato serve anche la flessibilità per essere pronti ad adattarsi alle esigenze dei figli e la volontà di non avere segreti, evitando che qualcosa di non detto possa essere interpretato dai figli come una mancanza di fiducia.
Ultimo consiglio è quello di non vergognarsi di chiedere aiuto, rivolgendosi a un esperto che possa guidare, specie nei primi tempi, in un cammino che deve essere fatto nel maggiore interesse dei figli.