Tra le famiglie sospese della Cina: nostra figlia continua a crederci (2)

Oggi la bimba, che ha 7 anni, va in una scuola pubblica e parla della sua famiglia italiana. “È felice di dire ai compagni che non è un’orfanella ma ha i genitori lontani, all’estero per ragioni di lavoro… e presto arriveranno a prenderla”

Proseguono le interviste con le famiglie adottive che, dopo essere state abbinate a un minore in Cina, diventato di fatto, e nel cuore, loro figlio, sono da anni bloccate in un limbo di incertezza e dolore, senza poter andare nel Paese e senza ricevere notizie. Famiglie che sperano, nonostante tutto, di poter prima o poi ricongiungersi e che non smettono mai di pensare a quel lodo figlio che, da anni, li sta ancora aspettando.
Dopo il racconto di Cecilia e Giovanni, che si può leggere QUI, ora a raccontare la loro vicenda sono Lucia e Marco

La vicenda di Lucia e Marco

Cosa significa crescere in istituto quando la tua famiglia è già stata trovata in un Paese nel mondo, quattro anni fa, ed è pronta a partire per venire a prenderti ma prigioniera di burocrazie e scelte del tutto contrarie alla protezione dei minori?
Possiamo solo immaginare che, per una bambina cinese che oggi ha 7 anni, e che avrebbe potuto vivere in una famiglia da quando di anni ne aveva 3, si tratti di una sopravvivenza tenuta in vita dalla speranza e dalla incrollabile fiducia che solo i bambini riescono a mostrare.
Qualcosa di più possiamo saperlo, però, di cosa significhi per i due genitori, Lucia e Marco, che hanno già adottato un bambino a Xi’An nel 2015, e per i quali la mancanza di informazioni chiare da parte della Cina comporta alti e bassi emotivi da, gestire anche e soprattutto nei confronti di Jacopo, che oggi ha 10 anni.
“Abbiamo cercato di spiegare bene la situazione a nostro figlio – dice Lucia – ma lui continua a ripetere che sua sorella arriverà. Lui continua a crederci, anche se dopo questi anni ci hanno preparato a essere pronti per un ‘no’. E noi non vogliamo aprire un altro canale su un altro Paese: anche se lo facessimo, vorrebbe dire che noi avremo tre figli, non due”.
Lucia, Marco e Jacopo sono un’altra delle famiglie già abbinate con un bambino o una bambina in Cina ma impossibilitate a concludere l’adozione, in possesso quindi della cosiddetta pergamena verde, ma in attesa di un via libera per partire e portare a casa, nelle Marche, la loro bambina. Come loro, ci sono una trentina circa di famiglie in Italia e altre nel mondo.
Il filo della speranza è tenuto in vita dal fatto che le famiglie che prima del Covid avevano già ricevuto la pergamena rossa, il nulla osta definitivo, dal marzo dell’anno scorso hanno incontrato i loro figli. E la Cina ha dichiarato di voler portare a termine le adozioni “in stato avanzato”.

“Stiamo lavorando per voi”

“Un giorno ho perfino scritto io direttamente all’autorità centrale cinese per le adozioni – ha detto Lucia – e ho ottenuto una risposta via mail: “Aspettate il vostro turno, stiamo lavorando per voi”. Dopo quel messaggio non è accaduto nulla, tuttavia mi ripeto che avrebbero potuto ignorare la mia richiesta o rispondere diversamente”.
Lucia e Marco tengono duro anche se vogliono essere pronti a una risposta negativa da parte del Paese. La loro bambina è iscritta nelle liste special needs per strabismo ed era stata loro abbinata nel marzo del 2020.
“A questo punto della vicenda abbiamo capito che certamente l’Italia e i nostri politici possono fare molta pressione ma tutto dipende dalle autorità cinesi – dicono – Immaginiamo che la CAI (Commissione per le Adozioni Internazionali) e la ministra Roccella vogliano vederci quando saranno in possesso di informazioni precise e definitive”.

Il legame con la figlia è già stato creato, seppure a distanza

“Eravamo pronti a partire nell’estate del 2020, quindi avevamo avuto il permesso di effettuare video chiamate ogni tanto per preparare la bambina ed eravamo in contatto con il suo tato – dicono Lucia e Marco – A differenza di altre famiglie, forse, e grazie al rapporto privilegiato di Ai.Bi. con questo istituto, da allora abbiamo sempre tenuto il contatto con nostra figlia”.
Oggi la bimba va in una scuola pubblica e parla della sua famiglia italiana. “È felice di dire ai compagni che non è un’orfanella ma ha i genitori lontani, all’estero per ragioni di lavoro. È molto consapevole della situazione, tuttavia anche lei sembra attenderci con molta convinzione – aggiunge Lucia. Sappiamo che guarda le nostre foto; quando il suo educatore, con cui eravamo in contatto, è stato sostituito dall’attuale tata, era molto preoccupata di non poterci più rintracciare.”
Per quanto i contatti siano saltuari e limitati, anche per regole interne agli istituti, sono costanti nel tempo e legano ormai in modo indissolubile questa famiglia con la figlia lontana.
“Oggi preferiamo evitare le video chiamate, più passa il tempo e più questo crea sofferenza per la bambina che vede noi tre insieme e lei ancora laggiù – concludono Lucia e Marco. Una volta si era accorta che Jacopo mi aveva dato un bacino sulla guancia. Aveva abbassato lo sguardo”.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it. Per vedere tutti gli appelli attualmente pubblicati si può andare alla pagina dedicata al progetto “Figli in attesa”. Dona per il Fondo Accoglienza Bambini Abbandonati