Attesa…

È passato quasi un anno da quando abbiamo accolto un piccolo bambino in affido…
Un anno davvero faticoso di messe alla prova costanti e continue (soprattutto con me che rappresento la figura materna). Siamo partiti che non mi potevo neanche avvicinare per cambiargli il pannolino, per arrivare a un amore nei miei confronti smisurato (lui si è innamorato di me).
Potrebbe sembrare una bella cosa, e sicuramente lo è, ma non è facile da parte mia gestire questo “nuovo” e “strano” sentimento.
Sinceramente so di aver fatto un buon lavoro nel riuscire a ricreare in lui un attaccamento sicuro, che prima non aveva; ma adesso mi trovo nell’impasse di gestire questo nostro attaccamento: mi lascio andare e quindi lo illudo di essere la sua mamma, o cerco di restare un po’ distaccata di modo che quando e se arriverà una nuova famiglia per lui sarà più facile riuscire ad andare?
Ma il problema vero è il tempo: scorre veloce e inesorabile, ma niente succede. Niente accade! Tutto  resta fermo.
Siamo in attesa!
Mi sento un po’ come quando si va al pronto soccorso e in base alla situazione sanitaria viene dato un codice: ecco, lui ha un codice bianco e, quindi, passano davanti a lui tutte le altre emergenze.
La camera di consiglio che deve dichiarare la sua adottabilità non si è ancora riunita, Oppure, a mio parere, lo ha fatto per altri, per altre emergenze. E lui aspetta!
Forse questa speranza che qualcosa accada è più un’ansia mia che del piccolo, del resto lo sappiamo benissimo che i bambini sanno attendere e sperare.
In più stiamo facendo un percorso per vedere se ci sono delle problematiche sanitarie, e se dovesse risultare qualche difficoltà sarà ancora più complicato trovare una famiglia adottiva.
Quando si adotta, non so perché, ma alcune problematiche creano nelle coppie maggiori resistenze… Peccato che le stesse cose possono capitare a un figlio biologico… E a quel punto si impara a convivere con qualunque problema si presenti.
A volte penso che passerà ancora un anno e poi qualcosa accadrà, altre volte spero che arrivi questa telefonata che dica: ”Si sono riuniti e hanno deciso!”
È un limbo nel quale stiamo vivendo insieme a lui.