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Felicità è usare il proprio denaro per far il bene degli altri

By 20 Febbraio 2014 No Comments

papa1Non è certo un peccato essere ricco. Ma il problema è come si usa il proprio denaro. Papa Francesco stende la prefazione al libro «Povera per i poveri. La missione della Chiesa» scritto dal cardinale Müller e spiega ai lettori cos’è per lui il denaro. Ovvero uno strumento che prolunga e accresce le capacità della libertà umana, consentendole di operare nel mondo, di agire, di portare frutto.

Papa Francesco sottolinea che la ricchezza è un mezzo che allarga le nostre possibilità. Tuttavia, essa può ritorcersi contro l’uomo. Il denaro e il potere economico, infatti, possono portare l’uomo ad allontanarsi dall’uomo, confinando quindi gli esseri umani in un orizzonte egocentrico ed egoistico. Se il potere economico è uno strumento che produce tesori che si tengono solo per sé, nascondendoli agli altri, esso produce iniquità, perde la sua originaria valenza positiva. Questo accade quando dei beni vengono utilizzati da uomini che sono solidali solo per la cerchia – piccola o grande che sia – dei propri conoscenti. Un pericolo che si verifica- scrive Bergoglio- quando l’uomo perde la speranza in un orizzonte trascendente, e con questa visione perde anche il gusto della gratuità, il gusto di fare il bene per la semplice bellezza di farlo. 

Quando invece l’uomo è educato a riconoscere la fondamentale solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini, allora sa bene che non può tenere per sé i beni di cui dispone.  Quando i beni personali non solo per i propri bisogni, essi si moltiplicano e portano spesso un frutto inatteso. E’ quella che il Papa la circolarità feconda fra guadagno e dono, che il peccato tende a spezzare e offuscare. Compito dei cristiani è riscoprire, vivere e annunciare a tutti questa unità fra profitto e solidarietà.

E’ questa consapevolezza che motiva persone generose a investire il proprio denaro per cambiare il futuro di tanti bambini abbandonati. Papa Francesco esorta a gioire del bene che si fa gratis. E quale miglior inno alla gratuità esiste, se non quello di aiutare bambini che non si conoscono? Per farlo basta una donazione oppure decidere di effettuare un lascito testamentario che permetta a bambini abbandonati di poter vivere una vita diversa da quella alla quale il destino li ha condannati. E’ l’inno alla vita più nobile che si può cantare dopo la morte.