La fatica del cuore

Quando decidi di diventare una famiglia affidataria hai alcuni passi da compiere.
Il primo è quello di fare un percorso con i servizi che valutano le tue capacità (mentali e materiali); il secondo è quello di attendere una chiamata per un bambino che ha bisogno e il terzo è mettersi in gioco con i servizi.
Ma mai nessuno ti parla della fatica del cuore, quella stanchezza che senti dentro nel profondo di te stessa e che ti divora.
Certo c’è anche una stanchezza fisica, soprattutto per una come me che ha 4 figli più il piccolo in affido, ma quella la conosci, l’hai già sperimentata e sai come affrontarla.
Quando il cuore è stanco, invece, tutto diventa pesante e sembra non ci possa essere una via d’uscita.
Ed è una stanchezza fatta di continue attese, di speranze che sembrano non essere mai accolte ed esaudite… Eppure,  è una fatica che io stessa ho già provato quando attendevo mamma e papà.
Forse quella è stata più “sopportabile”, perché i bambini, ammettiamolo, sono decisamente più forti di noi.
La fatica del cuore è anche il difficile, difficilissimo, equilibrio da riuscire a mantenere tra: “ti voglio bene come una mamma” ma “non sono la tua mamma”.
Credetemi che è davvero complicato… Come si fa?
Mi sono trovata in questo anno a pormi questa domanda più volte, perché la paura di andare troppo oltre e di illudere è davvero forte.
Poi, un giorno, mentre portavo mio figlio a scuola è successa una scena che mi ha spezzato il cuore. Sì! Quel cuore affaticato si è rotto in mille pezzi.
Il piccolo ha visto una sua amichetta in braccio alla sua mamma; e la osservava con degli occhi che sembravano dire: ”Perché io no? Perché io non posso avere una mia mamma?”
Allora, quel cuore frantumato va riparato. E pazienza se quell’equilibrio che mi sono ostinata a tenere viene infranto…
Ora, quel cuore che ha faticato tanto deve essere donato senza pensieri. Sapremo sicuramente affrontare insieme il domani!