Sgomento per l’ennesimo naufragio. Griffini (Ai.Bi.) :”L’emigrazione deve diventare una scelta non una necessità”

E’ diventato indispensabile attuare un piano Marshall centrato sulla cooperazione allo sviluppo in Africa: tutti ne parlano, ma poi nessuno fa niente.

Ora occorre che ciascuno di noi si faccia carico di questo problema: solo così eviteremo altre tragedie in mare” – afferma Griffini, presidente dell’Associazione Ai.Bi. – Amici dei Bambini.

Nuova ecatombe nel Mediterraneo.

Altri 117 migranti, uomini, donne e bambini, hanno perso la vita nel naufragio avvenuto venerdì sera davanti alle coste della Libia. Si tratta di una delle più gravi stragi in mare dal tragico naufragio di Lampedusa nel 2013, con 368 vittime.

Di fronte a questo ennesimo e drammatico naufragio e morte di famiglie intere, adolescenti e bambini sostiene Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambiniresto convinto che la risposta sia, da un lato, un piano Marshall di cooperazione allo sviluppo per creare condizioni di vita migliori in loco, evitando così nuove stragi in mare, dall’altro, il potenziamento dei corridoi umanitari, vie sicure e legali d’ingresso in Europa, soprattutto per i minori stranieri non accompagnati.”

Ne è convinto anche il presidente dell’Unione africana, Paul Kagame che con decise parole stigmatizza il ruolo giocato dall’Europa: Il messaggio è stato ‘i tuoi paesi africani sono governati male e tu dovresti venire da noi’. L’impressione è stata ‘se hai un problema nel tuo Paese, vieni nel nostro paradiso europeo’. E la gente è andata. Al punto in cui gli europei non possono più permettersi di avere altri immigrati. (…) La partnership tra Europa e Africa avrebbe dovuto investire correttamente, creando un ambiente per mantenere i nostri giovani africani, garantendo loro che stare nel proprio continente è meglio per trovare sicurezza e lavoro. Ma non è mai troppo tardi”.

In casa nostra, Benedetto XVI, in più di una occasione, ha evidenziato il “diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”. Altrimenti, “invece di un pellegrinaggio animato dalla fiducia, dalla fede e dalla speranza, migrare diventa un ‘calvario’ per la sopravvivenza, dove uomini e donne appaiono più vittime che autori e responsabili della loro vicenda”.

“Aiutare a casa propria” questi bambini, le loro famiglie e le loro comunità – secondo Griffini – è quindi un imperativo categorico che non può essere derubricato come slogan in quanto porta in sé il dovere di ogni cittadino di attivarsi per questa popolazione.

Pertanto,  se occorre, da un lato, attivare ogni forma di pressione possibile per far si che gli Stati europei promuovano quanto prima un apposito piano Marshall, dall’ altro, ciascuno di noi, fin da ora, può “accogliere” nel proprio cuore una famiglia africana.

A tal fine alcune importanti realtà dell’associazionismo cattolico familiare, esperte di cooperazione internazionale, stanno mettendo a punto una campagna per la creazione di sviluppo sui territori di origine, attraverso il sostegno a distanza Made in Italy.