A 2 anni usa già il tablet? Sarà depresso, asociale e avrà ritardi nell’apprendimento

tecnologiaI bambini inglesi non sono più capaci di fare le costruzioni con i lego. È una delle tante conseguenze, rilevate da alcune ricerche, dell’uso troppo precoce e intenso di dispositivi elettronici da parte dei bambini, anche piccolissimi.

Tablet, computer e smartphone, infatti, sono sempre più dei comodi baby sitter: oggetti che i genitori mettono in mano ai loro figli quando questi hanno solo pochi mesi. Con effetti disastrosi per le capacità di apprendimento e la salute sia fisica che psichica dei bambini. Un problema al quale psicologi, psichiatri, pedagogisti e pediatri stanno cercando di porre rimedio, per evitare di avere in un prossimo futuro una generazione di adulti ebeti, privi di capacità fondamentali come leggere, scrivere, calcolare, osservare la realtà circostante, memorizzare dati e informazioni.

Oggi almeno la metà dei bebè ha usato un dispositivo elettronico mobile già prima dei due anni. Secondo una ricerca cofinanziata dalla Commissione Europea, nel 2014 il 46% di bambini e preadolescenti usa un computer o un tablet, il 41% uno smartphone e il 66% ha accesso a internet, mentre la metà degli 11enni si collega ai social network.

Le prime a manifestarsi sono le conseguenze fisiche: mal di testa, insonnia, dolori articolari, indebolimento muscolare. Non da meno, anzi, sono i disturbi psichici, quali isolamento, perdita di empatia, depressione, dispersione scolastica. L’uso precoce e intensivo di dispositivi elettronici provoca infatti l’erosione del cosiddetto “cervello sociale”. I ricercatori della Stanford University hanno studiato l’effetto di Facebook su 3.462 ragazzine tra gli 8 e i 12 anni: l’eccessivo utilizzo del social network influenzerebbe negativamente la capacità di instaurare veri rapporti sociali. Gli psicologi Brad Bushman e Craig Anderson, dal canto loro, hanno verificato che la perenne connessione e l’uso dell’anonimato sul web porterebbe a una riduzione dell’autocontrollo, alla diffusione del cyber-bullismo e alla riduzione della disponibilità a soccorrere una persona ferita, soprattutto in seguito all’utilizzo di videogiochi violenti. Tutto questo per un motivo molto semplice: in rete, dicono i due studiosi, “si può mentire, perseguitare, spillare soldi, essere aggressivi e calunniare”.

Per non parlare dei problemi legati all’apprendimento per la generazione dei “nativi digitali”, affetti sempre più da una cronica dipendenza da schermo. Un recente studio presentato a Vancouver ha evidenziato come, nei bambini che giocano con app non educative, si riscontrino ritardi nel linguaggio e disturbi nell’attenzione. Effetto immediato: il calo del rendimento scolastico, segnalato in molti istituti. Un esempio su tutti arriva da Israele, dove l’introduzione del computer alle elementari ha portato a un drastico abbassamento del rendimento matematico degli alunni.

Davanti a questo scenario, perché sembra che nessuno, neppure le istituzioni, faccia qualcosa? Secondo alcuni psichiatri, il motivo è tutto economico e risiede nel desiderio di profitto delle multinazionali. In particolare, quelle che producono giocattoli che simulano cellulari o tablet per adulti o che spacciano per gratuite delle app che in realtà sono a pagamento.

Prima di trasformare la dipendenza da dispositivi elettronici in una vera tipologia, si può comunque fare molto. Innanzitutto, evitare di mettere un tablet o un cellulare in mano a bambini sotto i 2 anni, usare il tablet per leggere storie interattive ad alta voce, selezionare le app migliori, vietare i dispositivi a durante i pasti e prima di dormire, leggere libri cartacei insieme ai propri figli e passare tanto tempo con loro.

Non va demonizzata la tecnologia, ma ne va imposto un uso progressivo a seconda dell’età: il cervello e le emozioni dei bambini, infatti, non sono ancora completi.

 

Fonte: il Fatto Quotidiano