Nepal.”Vuoi fare il volontario in un orfanotrofio?” “Grazie, meglio di no!”

kathmandu200La denuncia è di quelle da mettere in discussione in un intero sistema. A portarla all’attenzione dell’opinione pubblica è una ONG nepalese, Next Generation Nepal (NGN), che a partire da numerose segnalazioni della società civile e delle organizzazioni impegnate nella protezione dell’infanzia, ha evidenziato le potenziali conseguenze negative che il volontariato internazionale può avere nel favorire la diffusione di pratiche illegali nella gestione degli orfanotrofi. Il volontariato negli orfanotrofi può davvero essere causa del traffico di bambini? Quali alternative esistono per un volontariato etico? Quali sono le azioni messe in pratica per fermare il traffico di bambini negli orfanotrofi?

Spesso esiste un problema reale di corruzione e abuso negli orfanotrofi, favorito dal profitto che gli istituti traggono nell’organizzare attività di volontariato per i turisti di passaggio. Molti di questi pagano delle cospicue quote di partecipazione ed elargiscono donazioni ai gestori degli istituti per svolgere attività di volontariato in favore dei bambini orfani e abbandonati.

La proliferazione degli orfanotrofi nei paesi in via di sviluppo è imputabile a una pluralità di fattori. Il contesto e la storia del paese, la povertà, le calamità naturali, le epidemie e i conflitti interni sono alcuni tra i fattori che ne hanno favorito la diffusione. Tuttavia, in molti casi, una delle ragioni del loro continuo aumento risiede nella disponibilità di volontari e associazioni, pur dotati delle migliori intenzioni, di pagare per aiutare gli orfanotrofi e i centri d’accoglienza per l’infanzia. Questo flusso di donazioni e finanziamenti alimenta un business sporco.

Non è raro che dei genitori affidino il figlio a un orfanotrofio nella speranza di garantirgli delle condizioni di vita migliori. Persuasi dai trafficanti che assicureranno  un futuro migliore ai loro figli, in realtà essi speculano sulla precarietà delle famiglie povere per trarne profitto economico.

Il volontariato alimenta l’industria degli orfanotrofi e indirettamente spinge alla ricerca di bambini nei villaggi e nelle zone rurali del paese, ingrossando le file dei bambini abbandonati soprattutto nelle zone turistiche delle città. In alcuni casi, i gestori dei centri trascurano volontariamente i bambini che accolgono, affinché le loro condizioni siano di forte impatto per la sensibilità dei volontari che continueranno a fare donazioni.

Alcuni studi condotti dal governo del NepalNazioni Unite e ONG hanno mostrato come buona parte dei bambini presenti negli orfanotrofi e negli istituti nepalesi non sono in realtà orfani. Una stima riporta che due bambini su tre hanno almeno un genitore in vita. Nel Final Report on Monitoring of Child Care Homes Programmes, elaborato nel 2008 da CCWB e Amici dei Bambini, si evidenzia infatti che il 58% dei bambini ha almeno un parente in vita.

Considerata la situazione descritta, fino a quando non si deciderà di porvi rimedio in modo serio, il rischio per i volontari, pur animati da spirito di solidarietà, sarà di vedere inficiati i loro nobili intenti. Per questo diventa prezioso il lavoro svolto dalle ONG, che come Ai.Bi. operano nel Paese, nell’affiancamento delle autorità e delle comunità locali, per favorire il reinserimento dei bambini in famiglia.

Edu-care è il progetto di Amici dei Bambini per formare gli operatori nepalesi attivi nella protezione dell’infanzia con risposte rapide ed efficaci in caso di violazione dei diritti dei bambini. Tra gli obiettivi del progetto di Ai.Bi. vi sono la prevenzione dell’abbandono minorile; la de-istituzionalizzazione e l’accoglienza dei minori nella famiglia di origine; la promozione di meccanismi efficaci a sostegno di nuclei familiari poveri, specialmente se accuditi da mamme giovani e sole, che vivono presso zone urbane marginali, o presso aree rurali a forte rischio di migrazione; contribuire a ridurre il fenomeno della dispersione scolastica che rischia di mantenere i minori, adulti di domani, ancorati a un ciclo vizioso di povertà che si trasmette di generazione in generazione; contrastare il fenomeno dei bambini di strada, specie se derivante dal fenomeno migratorio interno che si riversa nella città di Kathmandu; promuovere l’adozione nazionale di minori in istituto e condurre interventi di affido diurno di minori a rischio di abbandono; avviare forme di protezione alternative all’automatico e/o prolungato ricorso all’istituzionalizzazione.