2010: Anno della Cina in Italia. Intervista a Alcide Luini.

(Milano) Il 2010 è stato proclamato “Anno della Cina in Italia”. Con questa celebrazione il Governo italiano ha voluto riconoscere il peso non solo economico ma anche culturale che la Cina ha assunto nel nostro Paese.Ne abbiamo parlato con Alcide Luini, Direttore generale della “Fondazione Italia Cina” , organizzazione senza scopo di lucro nata a Milano nel novembre 2003 per volontà di Cesare Romiti con l’obiettivo di promuovere gli scambi economici, politici e culturali tra i due Paesi.
Il Governo ha proclamato il 2010 “Anno della Cina in Italia”. Cosa significa?

Il 2006 è stato l'”Anno dell’Italia in Cina”. L’iniziativa inevitabilmente ha richiamato l'”Anno della Cina in Italia”. La Fondazione Italia Cina si è particolarmente impegnata perché l'”Anno della Cina in Italia” coincidesse con il 40° anniversario dell’apertura delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina (1970). Un tale evento costituisce un’occasione importante per entrambi i Paesi, in particolar modo l'”Anno della Cina in Italia” permetterà alla Cina di farsi meglio conoscere dagli italiani a diversi livelli così da incrementare i rapporti tra i due Paesi.

Nel 2006 è stato “Anno dell’Italia in Cina”, quattro anni dopo, siamo arrivati all'”Anno della Cina in Italia”. Cosa è cambiato?

L'”Anno dell’Italia in Cina” ha valorizzato soprattutto l’aspetto culturale del nostro Paese, attirando una maggiore attenzione da parte dei cinesi nei confronti dell’Italia.
Da allora sono state avviate altre iniziative affinchè questo Anno non rimanesse un evento a sé stante. La crisi che si è determinata nel 2008 ha certamente rallentato questo avvio positivo di scambi culturali ed economici tra Italia e Cina. Se non tutti i mali vengono per nuocere, anche questa crisi potrà determinare una riflessione per identificare forme più opportune e positive nei rapporti tra i due Paesi.

La Fondazione Italia e Cina è nata nel 2003 per “promuovere eventi è attività formative”. Cosa è in programma per il 2010?

Tra le principali attività della Fondazione Italia Cina, la formazione è quella che riveste un peso maggiore. L’attività formativa si esplica su due fronti: da una parte quella rivolta ai manager italiani che lavorano sul mercato cinese, attraverso l’organizzazione dei corsi “Business China”, nei quali vengono affrontati temi essenziali per conoscere la Cina e il suo mercato. Dall’altra mediante un progetto rivolto agli studenti cinesi che vengono a studiare nelle università italiane. Il progetto, che prende il nome di Uni – Italia, mira a far conoscere le proposte formative delle università italiane, ad accrescere quantitativamente e qualitativamente gli studenti cinesi in Italia e ad assisterli durante il loro soggiorno, in modo che al termine della loro permanenza possano acquisire delle conoscenze sull’Italia così da diventare risorse qualificate sia per le aziende cinesi che operano in Italia sia per le aziende italiane che operano in Cina.

Nella vostra mission c’è, tra i vari obiettivi, anche quello di “agevolare i flussi di persone”. Cosa si intende?

Attraverso gli scambi di persone (si vedano le delegazioni, i viaggi turistici ecc) si incrementano le occasioni per stabilire nuove opportunità di collaborazione in ambito economico, scientifico, culturale e turistico. Su quest’ultimo punto, la Fondazione si sta impegnando, attraverso un apposito progetto, per incrementare i flussi turistici dalla Cina nel nostro Paese. L’obiettivo è di far recuperare all’Italia quella posizione che, rispetto ad altre realtà europee, deve avere. Oggi l’Italia è penalizzata sia a causa della problematicità nella concessione dei visti sia per la scarsa promozione turistica del nostro Paese in Cina. Il progetto, una volta entrato nella sua fase attuativa, porterà una boccata di ossigeno alla nostra industria turistica e offrirà l’occasione ai turisti cinesi di conoscere ed apprezzare le bellezze italiane e i prodotti Made in Italy, creando quindi un volano per la nostra economia.
Dal 2006 ad oggi qualcosa è cambiata per Ai.Bi. L’associazione è stata riconosciuta da Pechino come unico ente, insieme a CIAI, autorizzata per le adozioni internazionali. Come valutate questo importante risultato per l’accoglienza dei bambini cinesi nelle famiglie italiane?

La Fondazione Italia Cina non può che congratularsi con Ai.Bi per questo risultato. Era un vuoto che andava colmato perché l’Italia era uno dei pochi Paesi cui era preclusa la possibilità di adottare bambini cinesi. Con l’accordo che è stato raggiunto tra i due Governi si aprono nuove collaborazioni con implicazioni umanitarie, educative, legislative, morali, e di attenzione verso i diritti della persona.