Maternità in provetta, cresce l’illusione del “figlio facile”

In 5 anni il numero di bambini nati con tecniche di fecondazione artificiale in Italia si è triplicato, e oggi il 69,1% degli italiani si dichiara favorevole alla procreazione medicalmente assistita (Pma). Sono i dati che emergono dall’indagine Censis presentata ieri a Roma. Tra il 2005 e il 2010 le nascite a seguito di Pma hanno registrato un incremento del 174,3%, passando da 3.385 a 9.286 bambini nati (un dato fornito dalle relazioni annuali al Parlamento sull’attuazione della legge 40) e intanto è aumentato (del 62,8%) anche il numero di donne che si sono sottoposte a questi trattamenti: da 27.254 a 44.365. «C’è un modo molto disinvolto di presentare la fecondazione artificiale – commenta Eleonora Porcu, ginecologa e Responsabile del Centro di Infertilità e Procreazione Medicalmente Assistita al Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna – e così le coppie, le donne in particolare, vi confidano molto più di quanto dovrebbero. La percezione diffusa è che la Pma possa supplire sempre e comunque alla fecondazione naturale, quando i risultati possono essere ben diversi. Permane una cattiva, continua, insufficiente informazione che rappresenta la fecondazione artificiale come una panacea. Ma così non è».
Si sta affermando una sorta di mercato delle illusioni in cui, a fronte dell’avanzamento dell’età della prima gravidanza e dei problemi legati a una fertilità trascurata, ci si rivolge ai trattamenti di fecondazione artificiale con una fiducia ammantata di irragionevolezza. Racconta la ginecologa: «Continuo a stupirmi ogni volta che le pazienti vengono in ambulatorio e mi parlano di Gianna Nannini o Carmen Russo come esempi di maternità in età avanzata. Si pensa che la Pma abbia il potere taumaturgico di far ringiovanire il grembo delle donne, riportando indietro fisiologia e lancette dell’orologio. Ma la fecondità ha tempi ben precisi. Bisogna spiegare bene che dopo i 35 anni le possibilità di una gravidanza si riducono drasticamente».

Dal rilevamento Censis emerge che la fecondazione artificiale è ormai intesa come un trattamento sanitario comune, eppure non è una terapia, perché non rimuove le cause della sterilità: «La Pma extracorporea è stata inventata per superare problemi quali tube chiuse o seme gravemente compromesso – chiarisce la Porcu –. Progressivamente però l’indicazione si è ampliata fino a comprendere anche altri casi in cui invece sarebbero praticabili soluzioni alternative. Il ricorso sempre più frequente alla fecondazione artificiale è segno di una tecnica proposta in modo indiscriminato».

Quando si parla di fecondazione eterologa il consenso cala: la quota dei favorevoli si riduce al 50,5% e ben il 30,2% non ne approva il ricorso. Non a caso, nel referendum del 2005, il quesito sull’eterologa fu quello con più risposte negative: quasi il 23%. Per quanto se ne dica, l’opinione degli italiani non è cambiata.
Infine l’aborto: a ritenere che possa essere consentito è il 60%, mentre il 26% chiede che venga vietato e il 14% non si esprime.

(Avvenire)