8° Rapporto CRC. “Adozione internazionale nel caos: nessun dato, Cai paralizzata, fondi inesistenti, verifiche non attuate, poche coppie adottive, decine di interpellanze”

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L’adozione internazionale in Italia è un concentrato di problemi che sta facendo drammaticamente appassire quello che, fino a qualche anno fa, era il fiore all’occhiello del nostro Paese. Per rimediare a questa situazione le istituzioni sono chiamate  a intervenire presto e in modo deciso, soprattutto alla luce del fatto che a questa crisi concorrono anche le molteplici disfunzioni della principale istituzione del settore, la Commissione Adozioni Internazionali. È quanto emerge dall’8° Rapporto di monitoraggio del Gruppo CRC (Children Rights Convention), che comprende 90 associazioni che operano per la tutela dell’infanzia, chiamate a fare il punto sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia. Il rapporto, alla cui redazione hanno contribuito 124 operatori delle 90 associazioni, è stato presentato mercoledì 17 giugno a Roma, alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti.

A 20 anni dal primo Rapporto sullo stato di attuazione della Convenzione, denuncia il Gruppo CRC, il sistema organico di politiche per l’infanzia su cui il nostro Paese si era impegnato con la ratifica della Convenzione stessa non è stato realizzato. È per questo che le associazioni rivolgono alle istituzioni italiane affinché i diritti dei minori siano una priorità per i governi.

In questo quadro, tra i tanti argomenti trattati, dall’affido alla kafala, l’adozione – tema a cui viene dedicato un intero paragrafo all’interno dell’8° Rapporto – non fa eccezione. Le cause sono molteplici, tra cui anche il malfunzionamento della Cai. La nuova Commissione che si è insediata nel 2014, ricorda il Rapporto, si è riunita una sola volta, nel giugno 2014. Mentre “negli ultimi mesi, in Parlamento, sono state presentate numerose interrogazioni e interpellanze relative al funzionamento della Cai, in particolare sulle presunte inefficiente organizzative”. A solo 2 di queste il Governo ha risposto in Senato, riferendo che “sono in corso due verifiche sulla permanenza dei requisiti di idoneità degli enti autorizzati e sulla correttezza, trasparenza ed efficienza della loro azione”. Peccato che il regolamento della stessa Cai, ricorda il Gruppo CRC, prevede che le verifiche siano “effettuate a campione in modo che tutti gli enti siano controllati nell’arco di un biennio o sulla base di segnalazioni”. È necessario, quindi, si legge nel Rapporto, estendere tali controlli, in modo da effettuarli sistematicamente su tutti gli enti e non solo in seguito a segnalazione”, in particolare sulle spese e sulle transazioni finanziarie, in attuazione delle Raccomandazioni del Comitato Onu e alla luce dei documenti recentemente elaborati sul tema dalla Conferenza de L’Aja di diritto internazionale privato.

La crisi dell’adozione internazionale è poi testimoniata evidentemente dai numeri, disponibili però solo fino al 2013. Perché, come ricorda i Rapporto, “i dati italiani 2014 non sono stati ancora pubblicati dalla Cai, in ritardo rispetto agli anni precedenti”.

Quel che è certo è che si registra “un ulteriore calo del numero delle disponibilità all’adozione internazionale, con proporzionale diminuzione numerica delle coppie dichiarate idonee. Le cause sono numerose e tra queste ci sono di sicuro “i tempi lunghi e incerti della procedura adottiva e gli alti costi dell’adozione internazionale”. Tanto più che “ultimamente non vi è neanche più certezza dei rimborsi previsti per le spese di adozione realizzate”. L’ultimo finanziamento del Fondo Adozioni Internazionali, ricorda il Gruppo CRC, “sta permettendo di rimborsare le spese solo alle famiglie che hanno adottato fino al 2011, senza garanzia dell’esaurimento della lista cronologica”. Mentre quelle che hanno adottato successivamente non usufruiscono più di questa misura che non è stata rifinanziata. Non è tollerabile accettare un disinvestimento in tal senso – dichiara il Gruppo CRC – anche a fronte di un sostegno nel post-adozione che è carente e di un evidente aumento della complessità dei bambini adottati all’estero”.

A fronte di tutte queste carenze, le 90 associazioni che hanno sottoscritto il Rapporto richiamano la Cai a rifinanziare il Fondo Adozioni Internazionali e a rispettare il Dpr 108/2007 sul proprio funzionamento e in particolare per il controllo puntuale e periodico sugli Enti e la promozione di una ricerca sullo stato di benessere di figli e genitori adottivi.