La legge sulle unioni civili è “impresentabile”: il 20 giugno manifestazione nazionale a Roma

unioni civiliQuella sulle unioni civili è “una legge impresentabile”, perché “introduce un vero e proprio ‘rito’ simile al matrimonio e richiama le norme del codice civile che valgono per il matrimonio”. Da qui alla possibilità di adottare anche per le coppie omosessuali il passo sarebbe breve. A mettere in guardia deputati e senatori che, secondo i piani del governo, saranno presto chiamati a decidere sul Disegno di legge Cirinnà, sono 58 intellettuali che hanno firmato una lettera indirizzata proprio ai nostri parlamentari. All’iniziativa – promossa dal sociologo Massimo Introvigne, presidente dei comitati “Sì alla famiglia”, e dal magistrato Alfredo Mantovano – hanno aderito non solo esponenti del mondo cattolico, ma anche giuristi, docenti, medici, giornalisti, accademici di ogni orientamento religioso, rappresentanti dell’associazionismo e di numerose comunità ortodosse e protestanti.

La loro lettera è stata consegnata mercoledì 3 giugno ai parlamentari che hanno costituito un comitato per la famiglia che, fin’ora, ha raccolto una sessantina di deputati e ha iniziato le proprie attività anche al Senato.

Partendo dall’invito di Papa Francesco “a non giudicare né discriminare le persone omosessuali in quanto persone”, i firmatari chiedono ai parlamentari che si dichiarano contrari ai matrimoni e alle adozioni gay di “riconoscere i diritti e i doveri dei conviventi omosessuali tramite uno strumento che non usi l’espressione ‘unioni civili’ e che non sia la ‘stessa cosa’ del matrimonio”.

Il riferimento è a quanto affermò nell’ottobre 2014 il sottosegretario Ivan Scalfarotto, favorevole al Ddl Cirinnà, che dichiarò: “l’unione civile non è un matrimonio più basso, ma la stessa cosa. Con un altro nome per una questione di realpolitik”.

La proposta Cirinnà, infatti, propone un istituto sostanzialmente uguale al matrimonio, già in qualche caso aperto alle adozioni (la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio del partner). Se il Ddl passasse, quindi, ci metterebbero ben poco i giudici, italiano o europei, a imporre “rapidamente per tutti le adozioni in nome del principio di non discriminazione”. Come insegna l’esperienza di altri Paesi, “una volta introdotta la ‘stessa cosa’ del matrimonio, benché sotto diverso nome, la stessa opinione pubblica non comprenderà più perché non si chiami matrimonio”.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, spiegano i 58 firmatari della lettera, ha stabilito che “una volta introdotte unioni civili fra persone omosessuali analoghe al matrimonio, escludere l’adozione costituisce una discriminazione illecita. La stessa Corte, però, ha sancito che non costituisce discriminazione riservare l’istituto del matrimonio e le adozioni alle sole coppie formate da un uomo e da una donna”. Per avere una società rispettosa e aperta nei confronti degli omosessuali, quindi, secondo i firmatari della lettera, lo strumento più adeguato sarebbe un testo unico che elenchi i diritti e i doveri derivanti dalle convivenze in materia di locazione e di visite in ospedale o in carcere.

Per affermare con forza la propria voglia di difendere la famiglia tradizionale, i comitati “Sì alla famiglia” hanno convocato per sabato 20 giugno, alle ore 15, in piazza San Giovanni a Roma, una manifestazione nazionale per ribadire il diritto di ogni bambino a nascere da un papà e una mamma e per sottolineare la centralità del matrimonio per la vita della società.

Sulla questione interviene anche il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sua Eccellenza monsignor Vincenzo Paglia, che richiama il mondo cattolico “a una battaglia radicale contro una nuova Babele” delle famiglie. “Pur nel rispetto di tutte le individualità – spiega Paglia – da che mondo è mondo la famiglia è soltanto formata da un uomo e una donna con i loro figli”.

 

Fonti: Tempi, Avvenire