Mafia Capitale. Svelato il sistema di corruzione che ha reso l’accoglienza un business illegale. E ora si capisce perché l’affido dei minori non accompagnati era impossibile

campi profughiCon gli immigrati ci facevano così tanti soldi da non sapere più come investirli. Il sistema messo in piedi da Luca Odevaine, componente del Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti protezione umanitaria, e diverse cooperative bianche e rosse, aveva trasformato la gestione dell’ospitalità dei migranti in un vero e proprio business. È quanto emerso dalle intercettazioni in mano alla Procura di Roma che il 5 giugno ha fatto arrestare 44 persone nell’ambito della seconda tranche dell’inchiesta Mafia Capitale. Nella prima parte, scoppiata a dicembre 2014, la vicenda dei migranti fu solo accennata e portò in carcere proprio Odevaine. Adesso quei fatti sono stati approfonditi e ne è emerso un affarismo cinico e criminale che da un lato arricchisce chi si aggiudica la gestione dei centri di accoglienza e chi decide gli appalti e dall’altra mortifica i diritti dei migranti e le speranze di chi, onestamente, ha offerto la propria disponibilità a un’accoglienza genuina e a misura d’uomo.

Al centro dell’inchiesta c’è soprattutto il Cara di Mineo, il più grande centro d’accoglienza per rifugiati d’Europa. Alla sua gestione è interessata la cooperativa “La Cascina”, considerata vicina a Comunione e Liberazione. Dalle intercettazioni, Odevaine sembra avere il pieno controllo del centro e fa capire la sua intenzione di lucrare sull’emergenza. Gli accordi presi riguarderebbero migliaia di euro al mese. Parlando con il suo commercialista, Odevaine afferma: “Su Mineo avevamo stabilito che loro mi davano 10mila euro al mese come contributo anche perché qui ci ho assunto qualche persona, figli dei dipendenti del ministero. Mò che abbiamo raddoppiato le presenze a 4mila persone, dobbiamo rivedere l’importo. Non può essere lo stesso… E quindi siamo passati a 20mila”.

Pagamenti che dovevano avvenire in contanti, per non lasciare tracce, mentre lo stesso commercialista, ora ai domiciliari, cercava di trovare un modo per occultare i proventi illeciti. Insomma, Odevaine arriva a prospettare un vero e proprio “tariffario” per migrante ospitato.

E se i responsabili de “La Cascina” fanno storie, Odevaine minaccia di far ottenere gli appalti a enti concorrenti. Non solo per Mineo, ma anche per altri centri, come quelli di San Giuliano di Puglia, per il quale chiede 2 euro a migrante, e di Castelnuovo di Porto.

Mentre progressivamente si delinea la speculazione sull’emergenza migranti, sembrano venire alla luce anche le reali motivazioni per cui così poco credito si è dato, fino a oggi, all’affido familiare dei minori stranieri non accompagnati. Una forma di accoglienza, questa, che avrebbe garantito un’ospitalità a misura di bambino ai tanti piccoli migranti che sbarcano ogni giorno sulle nostre coste. Amici dei Bambini ha raccolto la disponibilità di 1.600 famiglie italiane per l’ospitalità di questi giovanissimi profughi, ma le speranze di queste coppie di aspiranti genitori affidatari sono quasi sempre state frustrate. Si è preferito “parcheggiare” i Misna in centri di accoglienza non idonei a ospitare dei minorenni, che molto spesso hanno preferito la via della fuga, facendo perdere le proprie tracce e rischiando di finire nel tunnel dell’illegalità, dello sfruttamento, della tratta di esseri umani. Ora sono chiare le motivazioni per cui non si è voluto usufruire di una risorse già pronta, la famiglia, per continuare a privilegiare l’accoglienza nei centri gestiti da Mafia Capitale.

 

Fonti: Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Avvenire