Strasburgo. La strumentalizzazione del Parlamento Europeo: “L’unica via per superare le discriminazioni uomo-donna è dire sì a famiglie gay, gender e aborto”

parlamento europeoPer il Parlamento Europeo, uguaglianza tra uomo e donna vuol dire riconoscere le famiglie gay, dare la possibilità anche ai bambini di scegliere il genere che piace di più e garantire il diritto all’aborto. Il voto espresso martedì 9 giugno a Strasburgo, quindi, si presenta come un’evidente strumentalizzazione del testo originario sottoposto al parere dei parlamentari europei con l’obiettivo di raggiungere tutt’altri risultati, forzando molto i limiti della sussidiarietà sanciti dal Trattato dell’Unione Europea, che indica il diritto familiare come esclusiva competenza degli Stati membri.

In principio fu il Rapporto del Parlamento Europeo sulla “Strategia dell’Ue per l’eguaglianza tra l’uomo e la donna dopo il 2015”. Il documento, preparato dalla socialdemocratica tedesca Maria Noichi, chiedeva alla Commissione Europea di elaborare una strategia finalizzata a porre fine, giustamente, “a tutte le forme di discriminazione  subite dalle donne nel mercato del lavoro per quanto riguarda salari, pensioni, ruoli dirigenziali, accesso ai beni e ai servizi, riconciliazione della famiglia con la vita lavorativa, e a tutte le forme di violenza contro le donne”.

Ma il voto di Strasburgo ha prodotto pesanti intromissioni nel diritto di famiglia degli Stati dell’Unione. Nei paragrafi più contestati, ad esempio, c’è una massiccia presenza dell’ideologia gender: la teorie secondo cui non si nasce maschi o femmine per natura, ma il sesso è un fattore socio-culturale che si può scegliere ed eventualmente cambiare a proprio piacimento. Ebbene, il testo uscito dal Parlamento Europeo chiede alla Commissione di “assicurare che gli Stati membri attivino il pieno riconoscimento del genere preferito dalla persona, incluso il cambiamento del nome proprio, del numero di assicurazione sociale e altri indicatori di genere nei documenti di identità”. Al contempo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità è invitata a “rimuovere i disordini di identità di genere dalla lista dei disordini mentali e comportamentali” e ad “assicurare che la diversità di genere nei bambini non sia definita patologica”.

A farne le spese è soprattutto la famiglie tradizionale. Strasburgo raccomanda infatti che “visto che la composizione e la definizione delle famiglie cambia nel tempo, la legislazione familiare e del lavoro sia resa più comprensiva per quanto riguarda i genitori single e quelli Lgbt”.

Richieste esplicite anche per quanto riguarda le tecniche procreative e di controllo delle nascite. Si chiede infatti che venga posta fine “alla discriminazione all’accesso ai trattamenti di fertilità e di riproduzione assistita”, con riferimento ai limiti posti da alcuni Paesi, tra cui l’Italia, all’accesso a queste pratiche da parte di coppie non eterosessuali. Per l’aborto, infine, si auspica il suo inserimento nei diritti fondamentali e si chiede alla Commissione di “assistere gli Stati membri ad assicurare servizi di alta qualità, geograficamente appropriati e facilmente accessibili nell’area della salute sessuale e riproduttiva, e il diritto a un aborto sicuro e legale e alla contraccezione”.

Il testo, così formulato, è passato con 341 sì, 281 no e 81 astensioni. Una maggioranza piuttosto risicata, forte soprattutto del sostegno di tutto il Centrosinistra e in particolare dei Socialisti e Democratici, gruppo che comprende il Pd italiano. Contrari quasi tutti i Popolari , compresi quelli italiani, e i Conservatori.

 

Fonte: Avvenire