Eterologa, il grande shopping di gameti delle coppie italiane in giro per l’Europa

donatori eterologaAtteso a breve in Italia un boom di neonati con tratti somatici vicini a quelli delle donne more spagnole. E fino a qui, niente di strano: i caratteri mediterranei della popolazione italica non si discostano molto da quelli iberici. Già più curioso sarà vedere negli ospedali nostrani uno strano affollamento di bebè biondi con gli occhi azzurri, sul “modello” danese. Effetti dell’eterologa e dell’importazione di gameti dall’estero. Danimarca e Spagna sono infatti i Paesi che soddisfanno maggiormente la richiesta di cellule riproduttive da parte di quelle coppie italiane che, animate dal desiderio di avere un figlio a tutti i costi, ricorrono a questa tecnica di fecondazione assistita. Fino a oggi, la Spagna ha già fornito gameti a 242 coppie del nostro Paese, la Danimarca – sede della principale banca mondiale di spermatozoi – ad altre 98. A seguire Grecia, Repubblica Ceca, Svizzera e Slovacchia.

L’import-export di gameti tra l’Italia e il resto d’Europa pare quindi un mercato in pieno sviluppo e ha riguardato fin’ora 38 centri distribuiti in 11 regioni. Se gli scambi commerciali internazionali fossero così attivi in tutti i settori, probabilmente, il Vecchio Continente si sarebbe messo alle spalle la recessione da un pezzo.

Da quando, con la sentenza dell’aprile 2014, la Corte Costituzionale ha liberalizzato l’eterologa, alle dogane degli scali nazionali è un gran via vai di ovociti e liquido seminale congelato. Tutti “prodotti” ordinati  e “confezionati” all’estero, in cambio di un semplice rimborso spese più o meno attraente. In media il costo è di 500 euro per un contenitore di liquido seminale e di 3mila euro per quello con gli ovociti.

Lo shopping dei gameti, solo nei primi 5 mesi del 2015, ha portato in Italia 855 contenitori di cellule riproduttive congelate: 441 con liquido seminale, 315 con ovociti (ciascuno contenente 3 uova) e 99 embrioni, destinati in tutto a 420 coppie. Dati forniti da Giulia Scaravelli, responsabile del registro sulla procreazione medicalmente assistita all’Istituto Superiore di Sanità, nel corso del congresso della Società Italiana di Andrologia tenutosi recentemente a Napoli.

La netta esterofilia dimostrata dalle coppie del Bel Paese per l’approvvigionamento di questa particolare “materia prima” per la “produzione di figli” è dovuta al fatto che gli italiani saranno pure un popolo di santi, poeti e navigatori, ma di certo non sono un popolo di donatori di gameti. I nostri centri, infatti, sono quasi totalmente sprovvisti di cellule riproduttive “made in Italy”. Eppure una delle poche gravidanze da eterologa andate a buon fine, a oggi, è una storia tutta autoctona, grazie a una studentessa che si è offerta volontaria per il prelievo dei suoi ovociti. Per le altre nascite l’attesa è ancora lunga,

In tutto questo, un dato interessante lo fornisce l’andrologo Ermanno Greco, direttore del centro European Hospital di Roma: “Da noi la percentuale di successo con donazioni maschili è del 37% – dichiara, e aggiunge –: attenzione però, molte eterologhe si potrebbero evitare con una valutazione più meticolosa della causa dell’infertilità. O magari ricorrendo all’adozione: una via praticamente infallibile per avere non solo un figlio, ma un vero e proprio dono.

 

Fonte: Corriere della Sera