In Moldova sta crescendo una generazione intera di ‘orfani bianchi’

bambino-al-telefonoIn Moldova c’è una generazione, forse due, di ‘orfani’ bianchi. Li chiamano così i bambini costretti dalla povertà a crescere da soli, mentre le loro madri emigrano in cerca di lavoro all’estero. Dove spesso, per ironia della sorte, si ritrovano ad accudire anziani o bambini di altri.

Il fenomeno degli orfani di genitori viventi ha assunto in vent’anni proporzioni gigantesche, diventando davvero una piaga sociale. Sono un milione le donne che hanno lasciato il Paese.

I bambini rimasti soli soffrono a causa della mancanza dell’affetto dei loro genitori, e non sono rari i casi di minori che sviluppano problemi comportamentali.

Maria è una di loro, costretta a crescere troppo in fretta. Vive nel distretto di Ialoveni, frequenta la sesta classe. Aveva solo 4 anni quando la madre è andata all’estero, lasciando a casa lei e il fratellino Vasile che aveva solo pochi mesi. Il bambino frequenta la seconda elementare, ma diversamente da sua sorella, è uno studente difficile, un bambino ribelle anche a casa, incapace di elaborare la sua rabbia che spesso diventa violenta.

Maria, intervistata da un giornale locale, racconta di quanto sia dura la sua vita. Un anno dopo la partenza della madre, il padre della bambina è deceduto a causa di una malattia incurabile.

La casa in cui viveva la piccola era sempre più fatiscente, ma occorrevano soldi per ristrutturarla. La madre era in Israele. “Prima di trovare un posto di lavoro, la mamma- confida Maria- ci chiamava a casa rarissimo. C’erano dei momenti quando non riconoscevo la sua voce. L’ho rivista solo alcuni anni dopo, quando ero nella seconda elementare” racconta con voce spenta la bambina.

Dopo il decesso del padre, Maria è stata separata dal fratello. Non riesce a spiegare il gesto della madre: “Mi ha mandato a vivere con una nonna, mentre il fratellino da un’altra. Così ha deciso lei. Oggi stiamo insieme a casa  nonna materna”, spiega la bambina.

Maria dice che sta bene dai nonni, ha anche dei momenti nei quali crede che loro siano i suoi genitori veri, poi si ricorda comunque della madre, che non può essere sostituita da nessuno. “Niente può sostituire l’amore di una mamma, nemmeno i lunghi dialoghi su Skype. E confida: “E’ molto bello quando torna a casa e facciamo i compiti insieme. Non mi stanco mai di stare con lei, poi, quando va via sono triste. Mi manda dei regali, ma io la voglio qui con noi. Ci ha regalato un computer, così parliamo più spesso, però quando è vicino a noi, è tutto diverso. Mi manca tantissimo”, dice la bambina.

Diana Cheianu, esperta in politiche educazionali, afferma: “L’assenza dei genitori priva il bambino di affetto e provoca delle carenze nella formazione dell’identità che poi si rifletteranno anche nella vita da adulto.

Mariana Ianachevici, dell’Associazione Ave Copiii,  afferma: “Se lo Stato non è in grado di offrire ai cittadini occasioni di lavoro nel Paese, almeno dovrebbe assicurare ai bambini di avere contatti stabili con i genitori. La relazione tra madri e figli deve essere valorizzata, ed i genitori devono beneficiare di consulenza psicologica per saper come gestire le relazioni anche a distanza”.