Accesso alle informazioni sulle origini. Il sì della Camera alla nuova legge mette in allarme le madri segrete

madre segretaI figli non riconosciuti alla nascita, la cui madre ha chiesto di restare anonima, una volta divenuti maggiorenni potranno interpellare la madre, tramite il Tribunale, chiedendole se vuole revocare o meno l’anonimato e quindi incontrarli. Lo ha deciso la Camera dei Deputati che giovedì 18 giugno si è pronunciata a favore di una riforma delle regole del parto anonimo. I sì sono stati 307, 38 gli astenuti e solo 22 i contrari. Ma si è trattato di un voto ben più sofferto di quanto i numeri sembrerebbero dimostrare. L’iter della legge, che ora passa all’esame del Senato, è stato lunghissimo e costellato di spaccature sia tra i partiti che all’interno delle varie formazioni politiche.

Ecco che cosa cambierebbe in concreto qualora anche Palazzo Madama desse parere favorevole alla legge. Attualmente le norme italiane prevedono che una donna possa partorire in ospedale, decidendo però di non riconoscere il neonato e di farlo crescere in una famiglia adottiva. Fino a oggi, a questi bambini era precluso qualsiasi accesso alle informazioni sulle loro origini per 99 anni. Diversa la situazione dei figli abbandonati ma riconosciuti dalle madri, i quali, a 25 anni, possono conoscere l’identità di chi li ha messi al mondo. Con la nuova legge, invece, i figli abbandonati e non riconosciuti a 18 anni possono chiedere, una volta sola, informazioni sulla madre biologica, anche se questa è deceduta. La quale resta libera di rispondere sì o no. In caso negativo, la donna non dovrà più essere contattata e la sua identità resterà segreta. Una scelta di anonimato che, però, con le nuove regole, la madre dovrà ribadire 18 anni dopo la nascita del figlio. Ma la stessa donna avrà la possibilità di rimuovere la richiesta di anonimato, fornendo indicazioni su luogo e data del parto.

Diverse e contrastanti le reazioni al voto della Camera. Esulta il “Comitato per il diritto alle origini biologiche”, mentre per l’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie la decisione di Montecitorio è inaccettabile. Tra gli aspetti più criticabili, secondo l’Anfaa, c’è la necessità da parte delle donne di riconfermare una posizione già espressa 18 anni prima, “Ma l’apertura più grave – afferma Frida Tonizzo, consigliere nazionale di Anfaa – riguarda la possibilità di accedere ai dati dopo il decesso della madre, anche di fronte alla sua scelta di parto in anonimato. Un vero e proprio oltraggio alla memoria che, dal punto di vista umano, prima ancora che giuridico, è di una gravità assoluta”. Ma il pericolo maggiore è che la caduta dell’anonimato potrebbe spingere le donne ad abortire o ad abbandonare i neonati in un cassonetto. Intermedia la posizione del presidente del Movimento per la Vita, Gian Luigi Gigli, secondo cui l’introduzione della possibilità per la donna di esprimere la sua contrarietà all’ipotesi di essere contattata rappresenta un punto di equilibrio che “tiene conto delle preoccupazioni per un aumento dei casi di aborto e di infanticidio”.

 

Fonti: Avvenire, La Repubblica