Formazione, informazione, prevenzione: ecco i 3 pilastri del nuovo Piano nazionale per la fertilità

lorenzinFormazione, informazione, prevenzione. Sono le 3 parole chiave individuate dal ministero della Salute per affrontare un’emergenza che, negli ultimi anni, in Italia ha raggiunto livelli altissimi: l’infertilità. Per combattere efficacemente questo problema, che  ha portato il nostro Paese a essere uno di quelli con il maggior tasso di denatalità in Europa, il ministero ha lanciato uno specifico piano nazionale per la fertilità.

Annunciato più volte nei mesi scorsi, le linee guida per rispondere a questa emergenza sono da qualche tempo nero su bianco. E prevedono varie tipologie di intervento.

Innanzitutto la formazione, con corsi di aggiornamento ad hoc per insegnanti, medici di famiglia e operatori sanitari. Quindi l’informazione: è necessario migliorare le conoscenze dei cittadini su un aspetto fondamentale della loro vita e per questo si è deciso di istituire anche una Giornata nazionale sul tema che si svolgerà ogni anno il 7 maggio, a partire dal 2016. E soprattutto la prevenzione e l’assistenza sanitaria qualificata, attraverso la valorizzazione e il potenziamento dei consultori. Questi ultimi, secondo le linee guida del piano nazionale, dovrebbero essere il “primo anello e filtro nella catena assistenziale delle patologie riproduttive”.

A sottolineare l’urgenza di un rinnovamento culturale in tema di procreazione è lo stesso ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, secondo cui “la fertilità va collocata al centro delle politiche sanitarie ed educative”. “Spesso la coppia arriva dal medico quando è troppo tardi – avverte Lorenzin -. Questo piano ha l’ambizione di essere un pilastro, di appartenere anche ad altri ministeri e di durare oltre questa legislatura”.

La situazione dell’infertilità in Italia appare sempre più grave. Il 20% delle coppie ha difficoltà a procreare in maniera naturale, il doppio rispetto a 20 anni fa. Uomini e donne sono causa del fenomeno in egual misura: le coppie sterili sono tali nel 40% nella componente femminile, per un altro 40% in quella maschile e nel restante 20% la sterilità ha origine mista. Negli ultimi 50 anni, inoltre, si è dimezzato il numero di spermatozoi, mentre, rispetto agli anni 80, l’età media del concepimento si alzata di circa 10 anni per entrambi i sessi.

Tutto ciò ha portato l’Italia a occupare uno degli ultimi posti, tra i Paesi dell’Unione Europea, nella classifica della natalità, con soli 1,39 figli in media per donna. Una situazione che, unita alla maggiore longevità, mette a rischio l’intero nostro sistema di welfare.

Per evitare che questo accada è necessaria una nuova sinergia tra la famiglia, “risorsa insostituibile” secondo Lorenzin, e le misure di sostegno alla natalità. Come quel bonus bebè che il ministro vorrebbe rendere strutturale per i primi 5 anni di vita di ogni bambino.

 

Fonte: Avvenire