Non è solo questione di costi. Il disegno di legge sulle unioni civili slitta a settembre

senatoL’aveva fatta facile, Monica Cirinnà. L’autrice del disegno di legge sulle unioni civili, e con lei una parte de Pd, pensava di poter già votare il testo in Senato la prossima settimana, ma manca il parere della Commissione Bilancio e soprattutto la relazione tecnica del Ministero dell’Economia sui costi che avrebbero gli assegni familiari e le pensioni di reversibilità e il loro peso sui conti pubblici. Quasi inevitabile lo slittamento a settembre.

Anche se il Pd scommette su tempi rapidi, e vuole spingere sull’acceleratore. Ma ovviamente tutti sanno bene che la questione di fondo non è il peso pur significativo sulle casse pubbliche, ma la questione etica. Ostenta ottimismo la relatrice del provvedimento: “Non vogliamo che i 1500 emendamenti residui, tutti ostruzionistici, blocchino l’iter del testo in commissione e ciò non accadrà”. E anche se Luigi Zanda, capogruppo dei senatori dem., aveva fissato a tre giorni la disponibilità ad aspettare, il Pd per primo sa che il percorso è e sarà lungo e accidentato. Anche perché il provvedimento divide la stessa maggioranza di Governo. Maurizio Sacconi, membro del gruppo Area popolare (Ncd-Udc), sottolinea: “Sarebbe davvero una forzatura l’approdo all’aula del ddl sui simil-matrimoni omosessuali senza il parere della commissione Bilancio. Il governo ha il dovere di produrre una approfondita valutazione tecnica su un provvedimento che con il modello antropologico vuole cambiare quel modello sociale che solo per i familiari a carico e i superstiti costa oltre 50 miliardi ogni anno. E la copertura va riferita ad ‘almeno’ dieci anni”. Ma la questione non è certo solo economica,e su questo interviene  un altro esponente di Ap, Carlo Giovanardi:   “Nel Ncd c’è una sola linea. E i nostri paletti sono tre: non vogliamo l’utero in affitto, le adozioni e la reversibilità. Senza queste modifiche, sarà battaglia”.

Non a caso sulla legge Cirinnà si è espresso anche Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Il vescovo, intervistato da Aleteia, si dice preoccupato per  quella che non esita a definire “una grave forma di strabismo da parte di alcuni settori della politica” e chiede a quest’ultima “un’attenzione alla famiglia perlomeno analoga per intensità a quella che si sta ponendo per realtà assolutamente ‘altre’ dalla famiglia”.

Cosicché un approdo in aula in Senato prima delle ferie potrebbe avvenire solo a prezzo di strozzare il dibattito in commissione dove l’esame del testo non è ancora iniziato, a fronte di circa 1.500 emendamenti e sub-emendamenti, presentati in gran parte da Ncd. Ma questo vorrebbe dire scontro aperto. Al di là delle voci che continuavano ad accreditare un Renzi che spingerebbe per lo strappo, il Governo si avvia a riconoscere l’urgenza di un’ulteriore riflessione.   «L’apparente ostinazione con cui molti di noi vogliono un’esemplare e inequivocabile distinzione tra unione civile e matrimonio ha un suo fondamento proprio nella tutela dei bambini», chiarisce Paola Binetti dell’Udc, ribadendo il suo no all’adozione dei gay e a pratiche come l’utero in affitto che ne sarebbero diretta conseguenza. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ribadisce che Ncd resta contrario «a tutto ciò che può essere un’equiparazione allo stato di famiglia». Tira le somme il capogruppo in commissione Giustizia Carlo Giovanardi: «Impossibile chiudere entro l’estate».